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Degrado e violenze, Zinnanti: "Un'immigrazione regolare ed integrata è possibile e necessaria nel nostro Paese"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
MODELLO FINCANTIERI PER I MIGRANTI: LO AFFERMA PIANTEDOSI, MA COSA NE PENSA IL RESTO DEL GOVERNO?
 
L'argomento, si sa, è di quelli caldi. Ormai siamo sommersi da filmati e notizie che ci rimandano continuamente immagini di degrado e di violenze in cui gli immigrati più o meno irregolari la fanno da padroni: tra coltelli, spaccio, rapine e violenze su donne e persone fragili  le nostre periferie e le nostre stazioni sono diventate dei veri e propri gironi infernali in cui accedere in certe ore della giornata significa correre molteplici rischi. Questa l'immagine più accreditata, mentre restano in secondo piano quelle dei richiedenti asilo abbandonati al loro destino che non sanno dove passare la notte e che, come accade da noi nella "civilissima" Trieste, trovano attualmente rifugio nei magazzini fantasma di Porto Vecchio, spesso in compagnia di loschi figuri che si pongono come veri e propri boss della situazione.  
La gente è spaventata non c'è che dire e spesso è proprio esasperata ad esempio per le continue richieste di soldi che, se non evase, rischiano di causare reazioni sconsiderate e violente. Non solo, ci sono pure le gang di ragazzini minorenni extracomunitari che, per i più futili motivi, se le danno spesso e volentieri di santa ragione, talvolta con il ricorso a coltelli, mazze ed altri pericolosi e minacciosi oggetti.
Cosa pensare?  Dobbiamo rassegnarci alla situazione invocando sempre ed unicamente un rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine che a questo punto dovrebbero presidiare ogni metro quadro delle nostre città?  Posto che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere un fenomeno che ha molteplici cause, una cosa ci pare piuttosto chiara: le forzature ideologiche, tipo la vicenda dei trasferimenti in Albania, non portano da nessuna parte e vi è l'urgente necessità che su questo tema venga elaborata una strategia d'insieme a livello europeo. La vastità del problema è infatti tale che non si può prescindere da una presa in carico complessiva a livello comunitario che, al di là dei doverosi rimpatri di chi delinque e non rispetta le regole (con particolare riferimento a quanti fanno dell'estremismo islamico  la propria bandiera ed il proprio fanatico credo), deve porsi la finalità alta di favorire e disciplinare flussi costanti di migrazione regolare, formata da un punto di vista lavorativo e facilmente integrabile nelle nostre comunità sotto i diversi profili sociali, culturali e dell'assoluto rispetto per tutte le forme di culto.
Detto in altri termini, fenomeni ormai conclamati come il calo demografico, la crescente scopertura di svariate posizioni lavorative ed il progressivo invecchiamento della popolazione europea impongono di  affrontare il fenomeno migratorio con un approccio che non sia meramente difensivo, ma inclusivo con percorsi chiari, definiti, rispettosi della dignità delle persone e che rendano, in tempi ragionevoli, i nuovi venuti cittadini perfettamente integrati ed anzi orgogliosi di partecipare alla vita sociale e politica della nuova patria che li accoglie.
Utopia?  Forse meno lontana di quanto possa apparire. E' sempre la cronaca a darci qualche utile spunto al riguardo. 
 
 
IL MODELLO FINCANTIERI
 
Leggiamo sul quotidiano locale di qualche giorno fa un'interessantissima notizia relativa all'iniziativa "Cantieri aperti", tenutasi allo stabilimento Fincantieri di Panzano per illustrare alle istituzioni l'evoluzione della navalmeccanica e i più recenti sviluppi tecnologici, finalizzati a rendere sempre più sicuro e avanzato il lavoro nei cantieri. Tra i vari ed illustri partecipanti anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, la viceministra Vannia Gava, gli onorevoli Walter Rizzetto e Marco Dreosto, l'assessore all'ambiente della giunta regionale Fabio Scoccimarro ed il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin. Dunque un parterre de rois accolto come si deve dal presidente di Fincantieri Biagio Mazzotta, dall'amministratore delegato e direttore generale Pierroberto Folgiero, dal capo risorse umane Luciano Sale, dal direttore dello stabilimento Cristiano Bazzara e dal responsabile della sicurezza Enrico Pirastru. 
A fare gli onori di casa è stato in realtà soprattutto l'ad Folgero: "aprire i nostri cantieri alle istituzioni significa portare il Paese dentro uno dei luoghi dove l'ingegno italiano si trasforma in eccellenza produttiva...abbiamo lanciato a Monfalcone la nostra idea di "testa d'opera" che rappresenta la manodopera del futuro. Con "Cantieri aperti" vogliamo raccontare il percorso verso la fabbrica di domani e quella che chiamiamo "innovazione cantierabile": una visione che nasce dalla capacità di unire tecnologie nel concreto, di incrociare saperi e far accadere le cose sempre con sicurezza, legalità e responsabilità sociale al centro. Il percorso prevede di rafforzare il modello operativo partendo dalle competenze e puntando sulle persone, la loro formazione e valorizzazione, sui mestieri della manifattura del futuro, perché vogliamo fare in modo che la produzione industriale continui ad essere un pilastro strategico dell'economia e crei valore al Paese".  Affermazioni forti, chiare, nette e precise cui ha fatto seguito l'illustrazione del programma "vista sul futuro" che, in buona sostanza ed in piena aderenza al Piano Mattei rilanciato in grande stile dalla premier Meloni per la cooperazione con l'Africa, prevede il reclutamento e la formazione di manodopera in Ghana e Tunisia attraverso un Academy appositamente istituita. Non solo. Viene offerto ai lavoratori extracomunitari dell'indotto uno sportello online di mediazione culturale (Mygrants) che Fincantieri sta sviluppando per favorire il loro inserimento sociale, supportandoli non solo nel contesto lavorativo, ma seguendoli anche fuori dalla fabbrica tramite l'organizzazione di corsi di lingua italiana, gratuiti ed in partenza a breve. Nell'immediato, grazie al programma "Maestri del lavoro" sono entrate in Fincantieri 90 risorse, di cui 44 nello stabilimento di Panzano.
In definitiva, dopo anni di ricorso sfrenato al subappalto con conseguente sfruttamento di una manodopera a basso costo e proveniente dalle aree più povere del pianeta e relativi problemi di scarsa o nulla integrazione delle comunità più chiuse e refrattarie ad ogni più semplice abitudine occidentale (con particolare riferimento all'universo femminile), pare che in Fincantieri abbiano finalmente deciso di aprire gli occhi e di voltare pagina, aprendo ancora alla manodopera straniera (visto che certi lavori in cantiere i ragazzi italiani è da anni che non li vogliono più fare) ma con forme e modalità decisamente innovative e che fanno ben sperare su una integrazione reale e "morbida" della forza-lavoro così reclutata.
Piantedosi è rimasto letteralmente affascinato dalle parole di Folgiero tanto da affermare in maniera quasi entusiastica (e  con toni per lui inconsueti): "Fincantieri sta affrontando le sfide di un mondo in rapida evoluzione, non solo per mantenere la leadership internazionale, ma anche per servire gli interessi della nostra collettività. Nell'affrontare la carenza di manodopera, nel promuovere la sicurezza, nel migliorare il welfare aziendale e nel supportare le persone in difficoltà, Fincantieri non è solo un leader indiscusso della cantieristica navale, ma un modello da seguire per altre realtà industriali del Paese. Il suo impegno, in perfetta sinergia con le politiche nazionali, rappresenta un esempio virtuoso di come l'industria e le istituzioni possano collaborare per raggiungere obiettivi comuni. E di come il futuro possa essere costruito sulla base di valori solidi ed inclusivi, dove la tecnologia e l'innovazione sono al servizio delle persone e delle comunità".
Premesso che noi non eravamo presenti per l'occasione, ci pare di poter ragionevolmente sostenere che le parole di Piantedosi erano davvero "di sostanza" e  non certamente "di circostanza" e di sincero apprezzamento per la via che Fincantieri ha deciso convintamente di percorrere. Per una volta, saremmo davvero felici di assistere ad una generale condivisione su un percorso, serio e ponderato, che dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che un'immigrazione regolare ed integrata, se solo lo si voglia, è possibile  e forse è anche necessaria nel nostro Paese.
Noi ne siamo realmente convinti e vorremmo d'ora in poi che, anche nei media più diffusi, si dia il dovuto e necessario spazio anche ad iniziative valide e proiettate al futuro come queste, invece di rilanciare di continuo solo e sempre scene di degrado e di criminalità che servono unicamente ad instillare odio e paure ma che, alla lunga, non portano proprio da nessuna parte.
 
Mauro Zinnanti