Il Tar blocca la concessione per l'ovovia ma il Comune prosegue l'iter, Zinnanti: "Il mondo al contrario"
| Redazione sport | Commento del giorno
Non ce ne voglia il mitico generale Vannacci se prendiamo a prestito il titolo del suo best seller (Il mondo al contrario) per descrivere la situazione, davvero kafkiana, che il Comune di Trieste intende far passare ai suoi "cari concittadini" dopo la pesante bocciatura al Tar della procedura seguita per il rilascio della concessione per la costruzione e la gestione della mitica ovovia.
Come se nulla fosse, come se le conclusioni cui è pervenuto l'organo di giustizia amministrativa non contassero davvero nulla nel magico mondo del Borgomastro e dei suoi fidati esecutori ecco l'ennesima alzata di spalle con cui, con arrogante noncuranza, da palazzo municipale si reagisce all'ennesima bocciatura di un intervento che, ad ogni piè sospinto, rischia di affondare e che viene tenuto a galla col respiratore artificiale da una Giunta che, in realtà, gradiremmo vedere impegnata nella soluzione di problemi ben più seri e rilevanti per il benessere della città.
Dite che stiamo esagerando? Accogliamo la sfida e vi raccontiamo per filo e per segno cosa è accaduto nelle scorse settimane.
Con sentenza del Tar Friuli Venezia Giulia emessa lo scorso 18 dicembre e pubblicata il 2 gennaio, a firma del giudice Carlo Modica de Mohac di Grisì, sono stati accolti i ricorsi presentati dai residenti dell'altipiano e dal cartello ambientalista Lipu-Wwf-Legambiente (col supporto del Comitato No Ovovia) ed è stato ordinato alla Regione (competente per materia) di ritirare le concessioni approvate a febbraio 2024 per la costruzione e l'esercizio della cabinovia e di riavviare il relativo procedimento. Sentenza secca e le cui motivazioni meritano un'analisi di dettaglio per apprezzare fino in fondo le forzature e gli strafalcioni giuridici che Regione e Comune hanno sin qui posto in essere in questa incredibile vicenda. Precisiamo, per essere ancor più chiari, che se è vero che nella stessa seduta del Tar è stato dichiarato inammissibile il ricorso delle Comunelle, su altri tre ricorsi pendenti ad opera di cittadini ed associazioni ambientaliste, il medesimo collegio si è riservato un approfondimento istruttorio sulla procedura ambientale seguita rinviando la decisione all'udienza prevista per il prossimo 16 aprile con la concreta possibilità che, anche su questo versante, arrivi qualche secchiata d'acqua gelida a raffreddare i bollenti spiriti di Palazzo Cheba.
Ma torniamo alla sentenza uscita lo scorso gennaio. In sostanza, il Tar nell'esaminare l'iter seguito per il rilascio delle concessioni in esame parte dalla Conferenza dei servizi istruttoria del 15 febbraio 2024 evidenzia come allora fosse mancata una "preventiva e sicura verifica della piena compatibilità dell'opera con i vincoli urbanistici e paesaggistici". Compatibilità che è invece un fondamentale presupposto per continuare il procedimento e provvedere al rilascio delle concessioni. Nel caso della cabinovia, "la ricognizione dei vincoli è avvenuta in modo del tutto carente", sulla base di "semplici indicazioni da parte di un rappresentante comunale (NdR: Bernetti??)". Il quale aveva sì assicurato sulla futura approvazione della variante (che comprenderà il tratto di risalita della cabinovia), senza che però questa fosse né allora, né oggi efficace, in quanto non ancora approvata dal Consiglio comunale che, infatti, la dovrebbe votare solo nelle prossime settimane. Dunque, appaiono del tutto infondate le conclusioni della Conferenza dei servizi formulate "in patente violazione del principio secondo cui le valutazioni istruttorie e procedimentali vanno operate sulla base dello stato di fatto e di diritto e non su semplici ipotesi future". Come dire, per chi ancora non avesse capito o non volesse intendere, che la Regione (immaginiamo su forte e interessata spinta da parte del Comune) non ha seguito l'ordine previsto, dando le autorizzazioni prima che l'opera fosse inserita in una variante urbanistica efficace ed approvata, ma solo assumendo un futuro adeguamento del Piano regolatore, che, all'atto del rilascio, era ben lungi dall'essere approvato!
Ancora più severo il giudizio del Tar in merito all' analoga verifica pre-rilascio che andava condotta in merito agli aspetti ambientali, da definirsi prima di procedere all'approvazione della variante al Piano regolatore. All'epoca, infatti, ricostruisce con precisione il Tar, la Regione procedente "aveva in mano soltanto una Vinca (valutazione di incidenza ambientale) di II livello negativa": mancava la Vinca di III livello (il cui risultato favorevole pervenuto solo a giugno 2024 non era all'epoca prevedibile) e la Vas (valutazione ambientale strategica), che è stata approvata appena lo scorso 20 novembre. Dunque - secondo l'organo di giustizia amministrativa - è "irragionevole il rilascio di una concessione all'esito di una Conferenza dei servizi nella quale è emerso un evidente vincolo territoriale ostativo alla realizzazione dell'opera". Per tale motivo una siffatta procedura amministrativa aprirebbe le porte a una "lesione al buon andamento della pubblica amministrazione" e al rischio che la società Leitner (Ndr:vincitrice della gara bandita dal Comune) sia costretta a proporre "un progetto definitivo di un'opera vietata dai vincoli territoriali". Quindi, conclude il Tar accogliendo i ricorsi,"il procedimento di rilascio delle concessioni dovrà essere riavviato dalla Regione che valuterà se concluderlo verificando la compatibilità urbanistica dell'opera allo stato degli atti, oppure se sospenderlo fino a quando la variante sarà pienamente entrata in vigore". E a quanto già emerso (ma anche per evitare ulteriori brutte figure), parrebbe che la Regione, nel prendere atto di quanto deciso dal Tar "a seguito del completamento dell'iter da parte del Comune di approvazione della variante al Piano regolatore, si attiverà per quanto di sua competenza". Come dire che, a scanso di equivoci, la famosa Conferenza dei servizi si esprimerà solo dopo che la variante entrerà in vigore e non un minuto prima!! Di tutt'altro tenore la posizione del Comune che nel prendere atto "con soddisfazione" dell'inammissibilità del ricorso delle Comunelle conferma che "l'iter, per quanto di sua competenza, può procedere regolarmente senza intoppi (???)". Per quanto poco conosciamo la macchina burocratica pubblica, ci permettiamo di affermare che intoppi ve ne sono a bizzeffe e che prima di parlare di una variante al Piano regolatore pienamente efficace passeranno alcuni mesi, sempreché non intervenga nel frattempo qualche ulteriore ricorso alla giustizia amministrativa! Insomma, nebbia fitta per l'ulteriore rilascio della concessione per la realizzazione e gestione della cabinovia, senza la quale, ovviamente, parlare di quest'opera è mera aria fritta.
Ma che film stanno girando a Palazzo Cheba, un remake di Alice nel Paese delle Meraviglie? Ma davvero pensano che vi sia ancora qualcuno tra i cittadini più avveduti che crede ancora nella realizzazione di quest'opera? Spiace veramente che il tramonto della Giunta Dipiazza (col supporto fondamentale del governatore Fedriga e del ministero delle infrastrutture) sia caratterizzato unicamente da una testarda arroganza su un'opera che la città non vuole, che la Ue ha già dichiarato non finanziabile, che la Soprintendenza vede come fumo negli occhi e che oggi è attenzionata dalla magistratura amministrativa ma che non ci sorprenderebbe in un prossimo futuro vedere sottoposta ad attento vaglio anche da parte della magistratura contabile.
Fossi nel primo cittadino, ci metterei un attimo a chiedere scusa alla città e a chiudere una volta per tutte questa incredibile vicenda. Purtroppo non lo farà, ma, come già accennato in altra occasione, c'è sempre la possibilità del referendum per sentire davvero l'opinione della città e, in caso di bocciatura popolare, abbandonare definitivamente un'idea insostenibile, inutile e costosa.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste