Le buone pratiche al Coroneo, Zinnanti: "Ottimisti per il futuro dei detenuti"
| Redazione sport | Commento del giorno
FOCUS CORONEO: TROPPI DETENUTI E POCHE GUARDIE, MA AVANZANO ANCHE LE BUONE PRATICHE.
Dopo la clamorosa rivolta dello scorso luglio in cui i detenuti avevano messo a ferro e a fuoco il carcere del Coroneo (con la tragica morte, pare per overdose da farmaci, di un detenuto), è ora di fare un po' di chiarezza sulla reale situazione della casa circondariale Ernesto Mari di Trieste. Come spesso tentiamo di fare, ci piace partire dai numeri, facilitati in questo dalle dichiarazioni pubbliche rese qualche mese fa' dal direttore del carcere Graziano Pujia: su una capienza regolamentare di 150 posti, ad ottobre 2024 (ma nulla fa pensare a sostanziali modifiche dei numeri allora forniti) i detenuti ospitati erano 263, nel mentre le guardie erano 138 su un organico "effettivo" di 168, ma che, causa malattie, infortuni e ferie, si riducono ulteriormente, tanto che talvolta di notte può accadere che ci sia un solo agente a controllare i due piani del carcere (NdR: come accaduto in occasione della rivolta dello scorso luglio!).
Dunque una situazione difficile con conseguenti problematiche anche igieniche che si acuiscono nelle calde notti estive, atteso che (anche a causa di alcune celle inagibili) accade che in una stessa cella alloggino otto persone con un solo bagno! Se questo è il quadro di partenza con l'ulteriore aggravante che può anche succedere che in una città come la nostra (che vede una rilevante presenza straniera) si trovino a condividere pochi metri quadrati persone di etnia e religione completamente diverse con frequenti possibilità di incomprensioni che ci mettono un attimo a "scaldare" ulteriormente gli animi, allora è proprio il caso di dire, scomodando il padre della lingua italiana Dante Alighieri, "Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate" ?
Per fortuna, non è proprio così perché tra lo scorcio finale dell'anno scorso e le prime settimane del 2025, si è avuta notizia di alcune "buone pratiche" che fanno ben sperare su un percorso di rieducazione e di formazione partito proprio al Coroneo, con il crescente coinvolgimento delle detenute e dei detenuti ospitati.
Tre i progetti di cui vi vogliamo parlare: "Oltre le sbarre, sotto la sabbia", "Mai soli" e "Seconda chance".
OLTRE LE SBARRE, SOTTO LA SABBIA: IL TEATRO CLASSICO SBARCA AL CORONEO.
Grazie ad un percorso formativo dedicato alla sezione femminile del carcere e realizzato con un lavoro congiunto da parte di Stefano Bertiolo (esperto psicopedagogista e filosofo), col sostegno del Consiglio regionale ed in collaborazione con la "Scuola Sperimentale dell'Attore" di Pordenone e l'associazione "D.O.C - docenti per l'istruzione in carcere" di Trieste, un gruppo di detenute, dopo una serie di incontri della durata complessiva di 36 ore, ha messo in scena la tragica storia di "Antigone". L'allestimento del dramma di Sofocle è risultato particolarmente simbolico con il posizionamento di ciottoli di fiume all'interno di un piccolo giardino zen, con piccoli spostamenti a seconda dell'azione rappresentata. Il coinvolgimento delle detenute è stato progressivo ed emozionante con la finalità, resa possibile dalla magia teatrale, di realizzare un ponte tra dentro e fuori, di riconciliare le persone-attrici con la società civile, di liberare la creatività e la voglia di riscatto delle persone coinvolte. Visto l'indubbio successo dell'iniziativa , è nata anche la proposta (al momento non sappiamo se già concretizzata) di trasformare lo spettacolo in una rappresentazione on line, rivolta al mondo della scuola, ma anche a quello delle associazioni e delle comunità che abbiano a cuore i temi della giustizia e del reinserimento sociale, con il coinvolgimento di altre realtà come la cooperativa Ologea di Tricesimo e la "Compagnia di Arti & Mestieri- La Scena delle donne" di Pordenone. Già altre volte era successo che il teatro entrasse in carcere, stavolta, a nostro modesto avviso, si tratta di una proposta più strutturata e che sembra in grado di essere ripetuta nel tempo.
MAI SOLI E LO SPORT ENTRA IN CARCERE
Ancora un progetto rivolto ai detenuti, alla loro salute mentale e fisica. Grazie all'iniziativa dell'Asd Trieste Atletica (e del suo dinamico presidente Pompeo Tria) che ha elaborato il progetto "Mai soli", partecipando all'avviso "Sport di tutti - Carceri" e risultando vincitrice, a breve l'atletica entrerà in carcere. Partiranno infatti lezioni in aula e poi in spazi che saranno adattati all'attività fisica. Quale è la finalità del progetto? Decisamente ambiziosa. Infatti, gli iscritti al corso riceveranno le competenze (teoriche e pratiche) per diventare istruttori o tecnici di atletica giovanile, ma potranno anche organizzare manifestazioni sportive o gareggiare in gare agonistiche. L'ottica è dunque quella di offrire opportunità vere di reinserimento sociale, fornendo ai partecipanti nozioni, esperienze e competenze che possono essere validamente spese in un mondo, come quello dell'atletica, che per definizione è inclusivo ed aperto alla passione di quanti vogliono mettersi in gioco. Naturalmente, sarà necessario che il carcere si doti delle strutture minime per svolgere l'attività prevista al coperto, ma, a sentire le parole del direttore Pujia, entro il 2025 questo impegno diverrà realtà per la felicità di quanti vorranno cimentarsi in questa lodevole iniziativa. La speranza, a questo punto, è che le premesse e le promesse della vigilia trovino concreta attuazione, nell'interesse del reo che, oltre ad espiare la pena, va anche rieducato, come previsto dal nostro ordinamento penitenziario.
ILLYCAFFE' : UN' ECCELLENZA TRIESTINA SI OFFRE AL CORONEO
Come vi abbiamo anticipato, non solo il teatro e l'atletica, ma anche una prestigiosa azienda triestina ha ritenuto di spendersi per offrire una "Seconda chance" ai detenuti del Coroneo. A raccontarlo è Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè:"crediamo nell'importanza di offrire una seconda chance a chi ha perso la strada. Quando sono stata contattata da Flavia Filippi (NdR: giornalista di La7 e fondatrice dell'omonima associazione no profit che punta ad agevolare l'inserimento nel mondo del lavoro a fine pena) sono rimasta molto colpita. Abbiamo deciso di iniziare a Trieste...Il reinserimento nella società non è scontato e purtroppo ci sono pregiudizi nei confronti di tutte le persone che la vita ha messo all'angolo......il rischio di ricaduta è alto. Le aziende sono corpi sociali e devono dare il loro contributo. Con la formazione si può uscire dalla marginalità". Tanto per gradire, Illycaffè ha offerto ai primi dieci detenuti selezionati (sui 30 che hanno fatto domanda) un corso intensivo di tre giorni sul caffè, con due docenti dell'Università del Caffè che ne hanno illustrato, per sommi capi, l'intera filiera dalla pianta alla tazzina. Poi si è passati alla parte pratica, con la spiegazione, macchine alla mano, delle varie tecniche di preparazione, dalle più semplici alle più complesse. Crescente l'interesse ed il coinvolgimento di tutti i partecipanti, in fremente attesa del secondo modulo del corso. A marzo altra full immersion, stavolta nel mondo della pasticceria abbinato alla caffetteria. Insomma, niente fronzoli ma esperienze concrete, sul campo, che potranno anche sfociare in qualche assunzione nei locali gestiti dall'azienda, a fine pena. Non solo, è già dichiarato l'impegno della Illy a ripetere il modulo formativo per altri detenuti e a continuare nella collaborazione con "Seconda chance" nelle modalità che verranno ritenute più opportune, in base alle esperienze maturate.
Che dire? Se il buongiorno si vede dal mattino, c'è davvero di che essere ottimisti sul fatto che da tutti questi progetti (preceduti da analoghe esperienze del passato come quello del pane sfornato in carcere) nascano segnali positivi nell'ottica del reinserimento sociale dei detenuti e c'è da sperare, soprattutto, che altre aziende vorranno spendersi per rieducare e formare persone pronte, a fine pena, a mettersi al loro servizio. Un circolo virtuoso che finalmente pare mettersi in moto, a tutto vantaggio della società e del vivere civile. In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, non è poco.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste