Trieste sorteggiata per la sperimentazione del certificato d'invalidità, Zinnanti: "Situazione drammatica di totale stallo"
| Redazione sport | Commento del giorno

Già qualche mese fa, alle prime avvisaglie che Trieste e provincia erano state "sorteggiate" per sperimentare sul campo le nuove procedure per il rilascio del certificato di invalidità, alcune tra le più avvedute organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale avevano "alzato le orecchie" paventando il rischio di una completa paralisi della delicatissima e fondamentale procedura.
Vediamo, more solito, di fare un po' di chiarezza partendo dall'inizio di questa brutta storia.
In applicazione al decreto legislativo 62/2024, Trieste, assieme ad altre otto province italiane, è stata sorteggiata per sperimentare dal primo gennaio 2025 la nuova procedura pensata dal legislatore per semplificare ed unificare la procedura per il rilascio della certificazione di invalidità, documento fondamentale per l'accesso a tutti i benefici legati al riconoscimento della condizione di fragilità. Bene, penserete voi. Finalmente a Roma qualcuno, illuminato, ha pensato bene di semplificare la vita ai cittadini, ed in particolare a quelli più fragili come sono indubbiamente gli invalidi.
Male perché alla prova pratica le cose, nonostante la buona volontà in particolare dei medici di famiglia, non stanno funzionando!
Per quanto abbiamo capito, la nuova procedura prevede due fasi: la prima sta in capo ai medici di medicina generale che dovranno, fatte le verifiche del caso e previa frequentazione di un apposito corso formativo, provvedere all'elaborazione ed all'invio all'Inps, unicamente per via telematica, del nuovo "certificato medico introduttivo", che costituisce il primo, fondamentale passo per l'avvio della procedura. E qui sorge il primo duplice inghippo. Il primo problema riguarda proprio i medici di famiglia. Infatti, trattandosi di una attività "sperimentale" non c'è obbligo di aderire e quindi, per quanto se ne sa, nella già non folta schiera dei medici di famiglia, solo una quota non rilevante risulta ad oggi abilitata al rilascio del certificato. Il secondo riguarda il cattivo funzionamento del sito informatico da utilizzare. Infatti, a detta dei medici che si sono cimentati nell'impresa, la duplice fase di caricamento dei documenti e di conseguente spedizione, molto spesso si blocca, il sistema va in down e occorre ricominciare daccapo. Come se non bastasse, visto il suo carattere "sperimentale" il sito viene continuamente aggiornato, costringendo il medico curante (che notoriamente non ha altre cose più importanti da seguire!) a porre estrema attenzione nel percorso informatico legato alla formazione e spedizione del famigerato "certificato medico introduttivo".
Ma siccome la categoria dei medici di medicina generale è formata, checché se ne dica, da professionisti seri e appassionati, questi primi due ostacoli, nell'interesse esclusivo dei pazienti fragili, vengono molto spesso superati ed è qui che entra in campo la seconda fase, ovvero la "variabile Inps". Infatti, come prevede il nuovo dettato normativo, l'accertamento finale spetta alle nuove commissioni "Unità di valutazione di base" (Uvb) composte da due medici nominati dall'Inps, un rappresentante delle associazioni di tutela degli invalidi (Anmic, Uici, Ens, Anffas etc) ed una figura professionale delle aree psicologiche/sociali. Poiché la nuova procedura si applica non solo alla categoria degli invalidi, ma anche ai minori fragili ecco che è prevista per questi casi anche la partecipazione di un medico specializzato in pediatria o neuropsichiatria infantile. Al termine della valutazione, la Commissione rilascia un "certificato attestante la condizione di disabilità", valido per accedere a qualunque beneficio previsto dalla normativa vigente. Stringenti le tempistiche previste per definire i vari procedimenti: 15 giorni per patologie oncologiche; 30 giorni per i minori; 90 giorni per gli altri casi.
Sin qui il disegno, teorico, previsto dal legislatore con la finalità, condivisibile, di semplificare la vita a tutte le persone fragili e sofferenti di diverse patologie. Ma cosa sta succedendo in pratica a Trieste in questa delicata fase di sperimentazione? L'unico dato certo, a due mesi abbondanti dalla partenza della sperimentazione, è che l'Inps ha messo a disposizione l'usuale sede di via Farneto, dove (con tutte le comprovate difficoltà logistiche inerenti il trasporto di pazienti fragili) si svolgeranno le visite del caso. Usiamo, volutamente, il futuro in quanto, come coraggiosamente denunciato pubblicamente dal medico di base Tiziana Cimolino,"le stanze predisposte sono ancora vuote, le Commissioni non sono ancora composte, i componenti non sono stati ancora formati in relazione alle normative e, soprattutto, i pazienti non sono stati ancora chiamati per gli appuntamenti".
Insomma, una situazione drammatica di totale stallo con l'Inps che non risponde (neanche al telefono) ed i pazienti fragili completamente abbandonati!
Raccogliamo con convinzione e fermezza questo appello. Ci aspettiamo che l'Inps risponda pubblicamente quanto prima indicando una data precisa per l'avvio dell'operatività della Commissione. Ci aspettiamo che la politica, a Trieste come a Roma, batta un colpo su questa delicatissima vicenda. Ci aspettiamo che il super assessore regionale alla Sanità collabori nella ricerca di una tempestiva risposta a questa emergenza e, soprattutto, che non faccia (o faccia fare) telefonate "di rimprovero" nei confronti di chi, coraggiosamente, si è esposto pubblicamente per denunciare il problema: qui non c'è alcun profilo di "opportunità" che tenga, ma solo la possibilità di dimostrare la volontà, concreta, di contribuire alla soluzione del malfunzionamento denunciato, a tutto vantaggio dei cittadini disabili e fragili della nostra provincia.
Vogliamo essere ottimisti e vi terremo sicuramente aggiornati sul tema.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste