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Stretta in Consiglio regionale sull'immigrazione, Zinnanti: "Un'altra occasione persa per il centro-sinistra?"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Settimana importante quella appena trascorsa in piazza Oberdan. Infatti, nel corso di due successive sedute il Consiglio regionale ha approvato due iniziative legislative, entrambe su proposta del centrodestra, che tentano di dare una possibile risposta ai crescenti segnali di disagio verso il fenomeno immigratorio lanciati da un'opinione pubblica sempre più preoccupata e disorientata.
 
Cerchiamo, com'è nostro costume, di fare un po' d'ordine.
 
Nel primo caso, in ordine cronologico, la maggioranza consiliare, dopo un rapido passaggio in Commissione, ha approvato la proposta di legge nazionale, presentata dal consigliere regionale leghista Calligaris, che ritocca la legge 152/1975 (c.d. legge "Reale", dal nome del ministro dell'Interno dell'epoca che l'aveva elaborata) togliendo ogni margine di ambiguità alla sua applicazione. Prima di addentrarci nel merito di quanto proposto, va doverosamente evidenziato come, trattandosi di una proposta di legge nazionale, l'approvazione del Consiglio regionale consente solo la trasmissione dell'atto al Parlamento nazionale che lo esaminerà nei tempi e nei modi dovuti e che, se lo condividerà, lo approverà facendolo entrare in vigore. Comunque sia, l'obiettivo di questa proposta legislativa è chiarissimo. Infatti, sopprimendo la locuzione "senza giustificato motivo" si rende assoluto il divieto di coprire il volto. Con tale abrogazione, infatti,  si supera l'interpretazione che ne aveva dato a suo tempo il Consiglio di Stato quando con una dibattuta sentenza aveva ritenuto giustificati i motivi religiosi, annullando l'ordinanza emessa dal sindaco di Azzano Decimo che aveva esplicitamente incluso "il velo che copre il volto" tra i mezzi che rendono difficoltoso il riconoscimento. Com'è noto, tutto questo "furore" legislativo non è casuale ma è nato a seguito di un recento episodio di cronaca monfalconese che ha riportato la notizia relativa all'istituto Pertini in cui quattro ragazze (nel frattempo divenute tre NdR) si recano a scuola con il  volto coperto dal niqab e ogni mattina, sulla base di una procedura escogitata dalla preside, vengono "riconosciute" e poi ammesse in classe. Il caso, scoppiato lo scorso febbraio, aveva suscitato interesse e polemiche a non finire, ma, per una volta, aveva visto le maggiori forze politiche cittadine, del centrodestra come del centrosinistra, compattamente sostenere di essere favorevoli ad introdurre l'obbligo di avere il volto scoperto nelle sedi pubbliche (ed una scuola certamente lo è!). La norma di matrice leghista non si ferma qui in quanto inasprisce le sanzioni pecuniarie per chi contravviene al divieto ed introduce una nuova contravvenzione specifica per la coercizione ad occultare il volto, punita in maniera più severa quando a subire la costrizione siano donne, minori o disabili (con multe che arrivano fino a 60 mila euro!). Il disegno dunque è chiaro e, al di là di alcune esagerazioni sanzionatorie che forse potevano essere mitigate con la previsione alternativa di attività formative nell'ottica dell'integrazione, a mio modesto parere del tutto condivisibile. Nel merito, nel corso del dibattito sia in Commissione che in aula, anche i consiglieri regionali di opposizione Moretti e Bullian si erano detti contrari al velo integrale in classe ma poi, atteso il particolare momento elettorale che vede il rinnovo del Consiglio comunale di Monfalcone in programma per i prossimi 13-14 aprile, ecco che, al momento del voto, Pd, Patto per l'autonomia e M5s hanno preferito uscire dall'aula accusando i proponenti di voler solo varare una "legge bandiera" e lasciando campo libero alla maggioranza di centrodestra che ha gioco facile nell'accusare Moretti e Bullian di essere contrari "solo a parole".  
Per una volta, siamo perfettamente d'accordo col presidente Fedriga che, intervenendo in aula prima del voto, così ha espresso il suo pensiero:"quando le regole vengono disattese, quando non ci sono, l'integrazione peggiora e non migliora" e si rischia di creare "ghetti senza legge".  Dall'altra parte dell'aula queste parole raggiungono banchi vuoti e non è un bel vedere. Perché, e lo ribadiamo con assoluta convinzione rispetto a quanto esplicitato in un commento a mia firma di qualche settimana fa, la persona straniera extracomunitaria che viene a vivere in Italia in cerca di un futuro migliore ha un preciso obbligo di rispettare le nostre regole di civiltà e va aiutato in un percorso di integrazione. Se non lo vuol fare, anche per motivi religiosi, va "invitato" a tornarsene da dove è venuto: la libertà e la democrazia non sono parole vuote ma si basano innanzitutto sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, ma se questi mancano, da una parte come dall'altra, vengono a cadere i cardini fondamentali della pacifica convivenza e della piena integrazione di ogni singola persona nella comunità di nuova residenza. Fa specie che gli esponenti del centrosinistra non abbiano colto l'occasione per ribadire questi semplici concetti e, pur condividendo la loro critica al carattere strumentale di una votazione fatta "sotto elezioni", non abbiano unito i loro voti a quelli del centrodestra. 
 
Come se non bastasse, il giorno dopo altra bagarre in aula e altra occasione persa su un'ulteriore iniziativa legislativa giuntale che meritava sicuramente maggiore considerazione da parte dell'opposizione di centrosinistra. Stiamo parlando, per chi non lo avesse capito, dell'emendamento al ddl 44 "sicurezza" presentato dall'assessore alla Sicurezza Roberti lo scorso mercoledì. Tale emendamento mira a regolamentare il fenomeno dei Centri per minori stranieri non accompagnati prevedendo per le nuove strutture un parere vincolante della Regione, che lo rilascerà sulla base di nuove linee guida che saranno approvate dalla Giunta regionale e che prevederanno precisi vincoli connessi al fabbisogno del Friuli Venezia Giulia e alla localizzazione territoriale. Da dove nasce l'esigenza di questo intervento? Lo spiega bene l'assessore Riberti illustrando il suo emendamento: "a fronte di 823 posti per minori stranieri non accompagnati autorizzati, a dicembre scorso il dato indica 616 minori accolti nel Friuli Venezia Giulia. Eppure, in un mercato che sembrerebbe saturo, continuano ad arrivare domande da parte di cooperative per autorizzare nuovi centri...Il motivo? Perché 150 posti sono stati riempiti con minori stranieri non accompagnati provenienti da altre regioni su cui non c'è nessun controllo". Dunque, il meccanismo è chiaro. Le strutture ad oggi autorizzate nella nostra regione sono sufficienti per dare una risposta più che decorosa ai minori stranieri che qui approdano in cerca di miglior sorte (ed in un numero decisamente inferiore rispetto a qualche anno fa) però il mercato è gonfiato da minori (in genere problematici) provenienti da altre regioni. Anche in questo caso, sia detto chiaramente, ci pare una norma dettata dal buon senso e che, sia pure presentata direttamente in aula senza l'usuale passaggio in Commissione, va a dare una prima risposta ad esigenze manifestate dai cittadini e dai sindaci che "non hanno strumenti per intervenire" e che disciplina "un fenomeno che nei nostri territori sta creando delle situazioni di insicurezza" (cit. consigliere Di Bert del gruppo Fedriga presidente). Il centrosinistra, viste bocciate le sue richieste volte innanzitutto a stralciare l'emendamento e poi a chiedere un passaggio in Commissione prima di approvare in Giunta le nuove linee guida, vota contro ma la maggioranza compattamente approva e il ddl 44 diventa legge.
Che dire? Con tutti i distinguo formali del caso, ribadiamo la nostra piena condivisione sulla sostanza di quanto proposto e che va a disciplinare più puntualmente l'apertura di nuovi Centri per i minori stranieri non accompagnati e, francamente, che ci sia un urgente bisogno di mettere un freno ed una regola a questo fenomeno ci pare incontestabile. Come deve essere rafforzata la vigilanza sui Centri già autorizzati per verificare periodicamente il rispetto degli obblighi formativi e di integrazione che si assumono le cooperative che li gestiscono. L'attività di questi centri è delicata e preziosa: proprio a seguito di quanto imparano nel corso del loro soggiorno presso i Centri, i minori ospitati diverranno buoni cittadini di domani ed è per questo che siamo per numeri contenuti e "vigilati": ne va del futuro e dello sviluppo sereno e solidale delle nostre città.
 
Mauro Zinnanti