Focus sicurezza, Zinnanti: "Norma di buonsenso ma servono periodiche attività di controllo"
| Redazione sport | Commento del giorno

FOCUS SICUREZZA: TENTIAMO DI FARE UN PO' DI CHIAREZZA TRA REATI IN CALO, FINE DELLE ZONE ROSSE E NUOVI VINCOLI ALLE COMUNITA' DI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI.
L'argomento, si sa, è di quelli estremamente caldi al punto che scatta, immediatamente, la divisione in guelfi e ghibellini, talvolta facendo perdere di vista i termini reali del problema e creando una gran confusione in una opinione pubblica stanca e distratta. Di che cosa stiamo parlando? Della sicurezza, o meglio della percezione della sicurezza a Trieste che una cronaca cittadina sempre alla ricerca del "titolone" da sbattere in prima pagina sta dipingendo in forte e progressivo calo a causa, soprattutto, degli immigrati che popolano le vie cittadine e si renderebbero protagonisti di continue risse ed aggressioni.
Fermiamoci un momento a ragionare e facciamolo, innanzitutto, partendo dai numeri, quelli ufficiali. Proprio in occasione del 173° anniversario della Polizia di Stato la Questura di Trieste ha presentato alcuni numeri estremamente interessanti relativi alla provincia di Trieste. Vediamoli un po' più da vicino. Dal marzo 2024 al marzo 2025 si registra una diminuzione complessiva del 10 % dei reati commessi che oggi sono 8.881 (contro un dato di 11.547 del 2013!) con un lieve incremento unicamente delle rapine improprie (cioè di quelle commesse con atti violenti). Non solo. Calano le truffe e le frodi informatiche che nell'ultimo anno sono 200 in meno rispetto all'anno precedente (il che significa che tutti gli alert che sono stati attivati e le iniziative di prevenzione organizzate, hanno raggiunto lo scopo!), ma calano anche reati come il furto in abitazione (da 625 del 2013 a 515 del 2024), i danneggiamenti, i furti a bordo delle auto e negli esercizi commerciali (da 566 nel 2013 a 259 nel 2024), mentre è stabile il dato sul traffico delle sostanze stupefacenti.
L'avreste mai detto? Leggendo i titoli di cronaca cittadina degli ultimi mesi certamente no, ma la realtà, quella fotografata dai dati della Polizia di Stato, dice un'altra cosa. Dice, in buona sostanza, che Trieste continua ad essere una città sicura che certamente sconta incrementi dei fatti di "piccola criminalità" di strada ma che, altrettanto certamente, può contare su una forte sensibilità civica che consente di intercettare e reprimere tempestivamente i vari fenomeni potenzialmente pericolosi e che, grazie ad una rete solidale che tuttora resiste, consente di contenere gli eventi criminosi in una soglia che pare accettabile. A questo proposito è sempre la Questura a registrare l'incremento di reati come le lesioni dolose (da 330 nel 2013 a 425 del 2024) e le rapine su pubblica via passate da 28 del 2013 a 56 del 2024.
Dati, come detto, piuttosto contenuti ma che sono in ogni caso spia di un certo malessere sociale.
Se poi focalizziamo lo sguardo sull' immigrazione ecco i numeri forniti dalla Questura: l'Ufficio immigrazione ha trattato complessivamente in un anno quasi 2.900 migranti irregolari con circa 2.400 richieste di protezione internazionale, 200 espulsioni e 14.850 permessi di soggiorno rilasciati. La Polizia di frontiera ha rintracciato tremila irregolari e ne ha respinti 613 e riammessi 6. Numeri rilevanti, non c'è dubbio, ma che segnalano un deciso calo rispetto alle punte degli anni precedenti ed in particolare del 2023. Sempre con lo scopo di dare informazioni precise ai nostri affezionati lettori, va detto che il gran lavoro fatto dalla Questura di Trieste sconta un drastico calo dal 2010 al 2025 dei poliziotti in servizio passati da 559 a 427 (- 30 %) e da 30 a 18 tecnici (- 67 %). Come dire che, al di là delle roboanti dichiarazioni soprattutto dell'attuale governo, l'attenzione per le nostre forze di polizia è molto "parolaia" e poco "fattuale".
Sempre per restare in tema, ovvero meno parole e più fatti, ecco che le risultanze delle cosiddette "zone rosse", durate dal 20 gennaio al 31 marzo scorsi ed interessanti la zona che va da via Donadoni a Piazza Goldoni e quella che va da piazza della Libertà a piazza Oberdan, sono state di così poco rilievo (rispetto allo sforzo logistico e di personale messo in campo) da sconsigliare un'ulteriore proroga della misura. Infatti, nel periodo considerato se risulta che sono state controllate oltre 5 mila persone, quelle allontanate con apposito ordine sono state solo 38. Chiudiamo la carrellata sulle decisioni piuttosto discutibili accennando alla sospensione di Schengen ai quattro valichi di frontiera principali con la Slovenia con l'impegno davvero notevole di mezzi e personale e risultati diretti piuttosto deludenti, soprattutto nella lotta all'immigrazione clandestina. Si può fare di più e meglio? Certamente sì. Una proposta di rapida attuazione è quella del ripristino del poliziotto di quartiere, da gestire insieme tra tutte le forze di polizia (viste le persistenti carenze di organico) ed integrate anche con la polizia locale che funga da presidio territoriale costante, conosciuto ed "empatico" che interagisca con i cittadini della zona instaurando un rapporto di reciproca fiducia e di reale presidio dell'area. Il tutto da integrarsi con reti di solidarietà sociale che aiutino i cittadini più fragili a sentirsi più sicuri e meno soli.
Scelte di buon senso e che andrebbero abbinate anche all'attuazione di decisioni mirate a garantire una gestione oculata e proficua di un altro fenomeno molto attenzionato dai media, qual è quello dei minori stranieri non accompagnati. Come dovrebbe essere chiaro a tutti, infatti, se il minore viene seguito, formato, incluso ed integrato, si prosciuga da subito un bel bacino da cui va a pescare la delinquenza locale e contemporaneamente si risponde ad una precisa richiesta di manodopera che proviene dal mondo economico locale. Se, a causa dei numeri troppo ampi o della presenze di soggetti che approfittando dei "ricchi" rimborsi pubblici per la gestione dei minori (120 euro al giorno per ogni minore), non svolgono le attività formative e di inserimento previste, ecco che il passo di questi minori verso la delinquenza è breve, innestando nel cittadino comune una ovvia reazione di rifiuto. Proprio per prevenire una tale deriva, la Regione è saggiamente intervenuta, via norma e successiva delibera attuativa, fissando un tetto al numero di minori stranieri accoglibili nel Friuli Venezia Giulia. Infatti, ora per l'apertura di nuovi Centri per minori occorre che il Comune competente per territorio chieda un parere all'Amministrazione regionale che lo rilascerà sulla base di tre requisiti: il complessivo fabbisogno regionale (oggi a fronte di 823 posti già autorizzati, ne risultano utilizzati 712) che attualmente è completamente soddisfatto, senza dare più alcuna possibilità di accogliere minori stranieri provenienti da altre regioni; l'incidenza dei posti già autorizzati in rapporto alla popolazione residente locale e la densità abitativa (rapporto tra popolazione residente locale e superficie comunale). Sulla base di questi criteri, l'apertura di un nuovo centro potrà essere autorizzata solo se l'istanza presentata risponderà positivamente a tutti e tre requisiti, ovvero si è in presenza di un bisogno non soddisfatto superiore al 2 %; di una incidenza di posti autorizzati inferiore a 2 posti ogni mille abitanti e di una densità abitativa inferiore a duemila abitanti per chilometro quadro. Come dire, per essere chiari, che con questi numeri nel centro del Comune di Trieste non possono essere più aperti nuovi Centri per minori stranieri. Resta il dubbio circa la procedura da seguire in merito al trasferimento di un Centro da una sede ad un'altra, magari all'interno dello stesso Comune, e ai criteri che verranno applicati dalla Regione in sede di valutazione dell'istanza.
Comunque sia, siamo in presenza di una norma di buon senso che, se accompagnata da periodiche attività di controllo nella gestione quotidiana di questi Centri ed in particolare sull'effettuazione dei corsi formativi previsti, può assicurare, anche grazie alla preziosa opera di supporto dei tutori, un'ottima formazione ed integrazione dei minori accolti con positivi effetti sulla continua (ed insoddisfatta) richiesta di lavoratori che ormai interessa tanti settori economici giuliani.
Insomma, un'integrazione "buona" che dà risposte positive sia a questi giovani che scappano dai loro paesi in cerca di un futuro migliore, sia alle nostre economie che per svilupparsi necessitano di una forza lavoro giovane e formata, con benefici effetti anche sulla sicurezza della nostra città.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste