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Il centrodestra cerca di mettere all'angolo la Lega, Zinnanti: "Un circolo vizioso destinato a durare ancora a lungo"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
TRE MOSSE CON UN SOLO OBIETTIVO: LA LEGA E' SOTTO SCACCO DEI FRATELLI D'ITALIA.
 
Oramai è una certezza. Questa strana e piovosa primavera si è caratterizzata per una serie di mosse nello schieramento di centrodestra, a livello sia locale che nazionale, che paiono avere un solo obiettivo: mettere all'angolo la Lega di Salvini-Vannacci e riconoscere ai Fratelli d'Italia il giusto peso uscito dalle urne quale prima forza della coalizione sia in termini di candidature nelle regioni prossime alla scadenza, sia quanto a nomine "di peso" in alcune posizioni di assoluto rilievo come le presidenze delle Autorità di sistema portuale.
Il fil rouge che connette le varie situazioni, solo apparentemente tra loro slegate, è proprio questo. E' in atto, all'interno di una coalizione compatta all'esterno ma attraversata da alcune forti tensioni interne, una classica azione di "riposizionamento" in cui la forza maggiore della coalizione chiede spazio e lo fa con la stessa leggerezza di un elefante in un negozio di cristalli: infischiandosene delle conseguenze e con la chiara consapevolezza che, alla fine dei conti, non c'è interesse da parte di nessuno dei partecipanti di far saltare il tavolo. 
Vediamo, in una rapida sintesi, cosa è accaduto nelle scorse settimane.
 
PIAZZA UNITA': DAI FRATELLI D'ITALIA DI PORDENONE UN AVVISO DI SFRATTO SUL TEMA DELLA SANITA'
 
La crisi scoppia in un venerdì di metà maggio, dopo alcuni prodromi dicembrini legati alle polemiche sul ruolo del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano nell'ambito della nuova Rete oncologica regionale . E' il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (facente parte della stretta cerchia delle persone di fiducia della premier Meloni) a rompere gli indugi chiedendo al direttore generale dell'azienda sanitaria del Friuli occiderntale, Giuseppe Tonutti, di scusarsi per l'inaugurazione "per finta" dell'ospedale di Santa Maria degli Angeli e sollevando dubbi sulle chiusure dei punti nascita nel pordenonese. L'obiettivo, con tutta evidenza, non era Tonutti ma il potente assessore friulano alla Sanità Riccardi. Dopo una seduta di Giunta alquanto tesa, ecco che sette assessori su dieci (tutti, meno quelli di Fratelli d'Italia) rimettono le deleghe nelle mani del presidente Fedriga con l'evidente finalità di provocare un chiarimento "forte" che consenta di por fine alle polemiche sui temi sanitari ed in genere alle critiche anche su altri argomenti provenienti dai potenti fratelli pordenonesi del partito meloniano, ovvero Luca ed Alessandro Ciriani. Per un momento, ma solo per un momento, sembra voler approfittare della situazione lo stesso Fedriga che, bloccato a più riprese sul tema del terzo mandato, potrebbe, se sfiduciato entro due anni sei mesi ed un giorno dalle ultime elezioni  del 2023, ricandidarsi ancora una volta alla presidenza della regione. Le cose poi prendono un'altra piega e, dopo un incontro con la premier conclusosi senza particolari assicurazioni ma con un chiaro invito ad andare avanti, Fedriga torna sui suoi passi e dopo un vertice di maggioranza ordina "l'indietro tutta".  La composizione della Giunta resta la medesima di prima e l'unica, parziale, novità è il ruolo aggiuntivo che viene richiesto a Fedriga dalle forze di maggioranza. Infatti, in un documento che deve vedere ancora luce e che sarà discusso dal Consiglio regionale il prossimo 17 giugno, verrà chiesto al presidente di assumere "il ruolo aggiuntivo di garante e di arbitro della coalizione stessa per garantire continuità e rilancio dell'azione dell'amministrazione". In definitiva, la crisi (anche se il presidente ha rispolverato per l'occasione il termine "verifica"), si chiude con il classico topolino ma con una duplice, importante conseguenza. La prima: il futuro in regione di Fedriga appare sempre più nebuloso mentre l'Opa sulla presidenza sembra essere sempre più una questione da decidere nella stretta cerchia dei fratelli Ciriani. La seconda: alla prima mossa non concordata che Riccardi dovesse fare sulla sanità pordenonese, ne risponderebbe in prima persona lo stesso Fedriga che, come noto, non pare avere grandi rapporti con nessuno dei due Ciriani brothers. Questi, a nostro avviso, gli unici esiti certi della vicenda e, nel frattempo, il buon Massimiliano si può consolare con il dato del 64 % di concittadini che giudica "molto" o "abbastanza" efficace il suo operato, confermando la sua collocazione al secondo posto nella classifica di gradimento dei governatori, dietro l'irraggiungibile Zaia che gode del consenso del 70 % dei veneti.
 
CHE SUCCEDE A PALAZZO CHEBA?
 
Dopo un anno di totale stallo in Consiglio comunale sulla delibera che avrebbe dovuto aprire ai privati la gestione del nuovo asilo nido di Roiano, ecco, improvvisa, la mossa dei Fratelli d'Italia. In una conferenza stampa, convocata a tambur battente sotto le arcate del Municipio, i big meloniani (in primis il segretario comunale Giacomelli e quello provinciale Matteoni) dettano la (nuova) linea:"Falsità, menzogne e omissioni, attacchi anche dal centrodestra. Non è assolutamente vero che Fratelli d'Italia preme per la privatizzazione dei nidi comunali: la Ragioneria del Comune non ha prospettato margini per l'assunzione di personale educativo e non c'erano alternative". Il rimbrotto, evidente, è nei confronti dell'assessore leghista Bertoli che, testuali parole del duo Giacomelli-Matteoni, ha dichiarato "l'indisponibilità di risorse correnti per l'assunzione di personale". Da notare che questa delibera aveva suscitato la ferma contrarietà anche  della consigliera forzista Brandi, oltre a quella, manifestata in più occasioni, delle organizzazioni sindacali e dell'intero centrosinistra. Tutto chiaro allora? Se le parole dei meloniani non lasciano dubbi:"mille falsissime dichiarazioni da parte forzista ....la pazienza del partito più grande della coalizione, a un certo punto, finisce".  C'è qualcosa che, platealmente, non torna. Infatti gli assessori proponenti della delibera su Roiano sono proprio due esponenti di Fratelli d'Italia, ovvero l'assessore all'educazione Maurizio De Blasio e quello al personale Stefano Avian. Che succede , allora? C'è un cortocircuito nella maggioranza con una caccia allo scaricabarile che pare colpire chiunque a tiro, senza una logica precisa? Naturalmente l'opposizione di centrosinistra va a nozze a fronte di un simile caos con i cittadini roianesi cha appaiono sempre più perplessi, a fronte di una manifesta incapacità gestionale, per una struttura nuova, arredata di tutto punto e realizzata con fondi pubblici e che attende da un anno di venir utilizzata. Nel frattempo, in maggioranza, le beghe continuano e  per dirla con le parole del segretario Giacomelli:"Crisi di maggioranza? No, per adesso: ma in Regione l'hanno aperta per molto meno".
Che dire? Nel mentre stendiamo queste righe, in Consiglio comunale si discute la Variante sull'ovovia e gli imbarazzati silenzi di una maggioranza apparsa compatta solo per dovere di scuderia (nonostante i richiami all'unità della coalizione da parte dello stesso presidente Fedriga) non sembrano indurre ad un grande ottimismo sul futuro della Giunta Dipiazza fino alla sua scadenza naturale di ottobre 2027. Si accettano scommesse, ma, in tutta sincerità, non saremmo per nulla sorpresi a fronte di una fine anticipata dell'attuale mandato. 
 
SGAMBETTI AL MIT: BLOCCATE LE NOMINE DEI NUOVI PRESIDENTI DELLE AUTORITA' PORTUALI
 
Che il clima nel centrodestra sia diventato negli ultimi mesi piuttosto elettrico lo si deduce anche dal recente stop nella procedura di nomina dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuali.  Come i lettori più attenti certamente si ricorderanno, in aprile il ministero alle infrastrutture e ai trasporti, nella persona del viceministro leghista Rixi, aveva dato avvio alla procedura di nomina dei nuovi presidenti dei porti, tra l'altro, di Genova e Trieste. L'intesa regionale sui loro nomi era arrivata subito e nel giro di qualche settimana entrambi erano stati auditi nelle competenti commissioni di Camera e Senato. E allora il problema dove sta? Sta nel fatto che "l'appetito vien mangiando" e poiché ci sono ancora parecchie caselle da sistemare ecco che i presidenti di entrambe le commissioni  (rispettivamente il meloniano Deidda ed il forzista Fazzone) decidono che "le votazioni di tutte le proposte di nomina abbiano luogo una volta che il Governo (rectius: il Mit) avrà completato la trasmissione di tutte le proposte alle Camere".  Come a dire, per essere chiari, che, manuale Cencelli in mano, prima di procedere oltre andranno soddisfatti gli appetiti di tutte le forze della coalizione di governo.  In controluce si intravvede l'ennesimo colpo basso nei confronti del viceministro Rixi che finora si era mosso in maniera esemplare su questa partita, individuando nominativi come quello di Matteo Paroli a Genova e di Antonio Gurrieri a Trieste, di indiscussa competenza, per ricoprire il delicato ruolo di presidente dell'Autorità di sistema portuale. Ora l'iter di nomina è bloccato e non se ne riparla prima di qualche mese, ben che vada. Del resto, non è la prima volta che Rixi è costretto a subire pressioni non gradite al suo operato: dalla vicenda dell'atto dell'Autorità di Regolazione dei  Trasporti in materia di concessioni portuali allo stralcio, nel recente decreto infrastrutture, di un'attesa norma interpretativa in materia di Piani regolatori portuali.  Sono tutti segnali inviati da una certa politica insofferente per le scelte autorevoli di una personalità come quella di Rixi. E ora come se ne esce, visto che, come rilevato dal cluster marittimo portuale, i porti italiani non si possono permettere il lusso di ulteriori mesi di commissariamento? Timido, come correttamente rilevato dall'onorevole Serracchiani, l'intervento sul governo di Fedriga che ha espresso "l'auspicio che la situazione di stallo si risolva il prima possibile". Più forte il pressing delle categorie nazionali e locali, ma la sensazione precisa è che si sia entrati in un circolo vizioso destinato a durare ancora a lungo. Ci sarebbero ancora due possibili e rapide vie d'uscita: la prima, normativamente prevista, consente al ministero, trascorso un mese dall'intesa della Regione sulla candidatura, di procedere alla nomina, anche senza il parere (che è consultivo) delle commissioni. La seconda  consisterebbe nella possibilità di far decadere gli attuali commissari nominando al loro posto i presidenti in pectore. Vedremo come andrà a finire ma confidiamo che il buon Rixi esca vincente da questa partita, a tutto favore della portualità italiana e giuliana.
 
Mauro Zinnanti