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Buon Venerdì!

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Buon Venerdì!

di Andrea Comisso

Vi sarà capitato, per dir così, di "scivolare" nel profilo di qualcuno.
Non parlo di un conoscente, ma proprio di un estraneo. Uno di Corleto Perticara, o di Rocchetta Palafea, o di chissà quale frazione o angolo d'Italia o di mondo in cui non siete mai stati, a cui nulla vi lega.
Se questo post lo stesse scrivendo un calabrese, magari direbbe: "uno di Basovizza", insomma di posti dislocati nella nebbia, affogati nella lontananza.
Ci sarete capitati leggendo i commenti ad un articolo di giornale a tiratura nazionale, o saltando da un profilo all'altro, o per irriproducibili sentieri telematici.
E così, avrete ficcato il naso nella vetrina di questo signor Minchia del tal paese, o della signorina Milleselfi del tal'altro.
A me è successo ieri. E molte altre volte. Sono quei vizi cui ci arrendiamo: sotto sotto innocui, come mettersi un dito nel naso di nascosto o assaggiare la minestra dalla pentola e continuare ad usare lo stesso cucchiaio per mescolarla avanti: non morirà nessuno e nessuno lo saprà.
Quasi sempre il tuffo abusivo si riduce ad escursione fine a se stessa, mero sfogo di curiosità puerile.
Non lascio mai segno, né commento.
Di norma non porto via ricordi.
Si tratta proprio di "tempo perso", insomma.
Ma capita che, leggendo e mirando l'interminato spazio e sovrumano silenzio di taluni profili, si viene via con una aumentata consapevolezza ed una sensazione di scampato pericolo.
Succede questo, almeno a me, quando mi rendo conto della monotematicità. Non poche persone, almeno nella loro proiezione social, esibiscono un solo interesse, un solo nemico, un solo incubo.
Una sola chimera!
Parlano di quello.
Coincidono con quello.
Sono quello!
Citano articoli che sostengono la loro visione. Postano video che alimentano quella lettura delle cose, incuranti che siano spezzoni decontestualizzati, o balle vere e proprie. Assumono il proprio punto di osservazione come esclusivo ed infallibile. Ripetono compulsivamente i medesimi assunti, si ritengono baluardi di una verità (e, sottolineo, non ha alcuna importanza di quale verità) e concentrano il senso della loro esistenza, almeno quella che ci offrono in visione, in quella specifica questione.
Va ammesso che, di regola, alla esclusività dell'argomento si accompagnano la stupidità o l'assurdità del medesimo, giacchè quando una persona è calibrata dal dubbio e dal buon senso non imprigiona il proprio pensiero in una specifica crociata.
Ci si chiede: "ma se non esistesse questa faccenda, cosa farebbe questa persona?"
Ho detto "chimera", non a caso.
Nell'omonimo racconto di Cesare Pavese, il secondo della raccolta "Dialoghi con Leucò", Sarpedonte spiega ad Ippòloco che suo padre, Bellerofonte, si aggira smarrito come un demente perché "sconta la chimera" e odia gli Dei per non avergli più fornito un altro nemico da combattere, dopo che l'ultimo, il più potente, cadde sotto la forza del suo braccio.
Ebbene, "mutatis mutandis", cioè: con le dovute trasposizioni di contesto, la storia è la stessa.
Lì un Olimpo e qui uno smarginato sistema di narrazione condivisa indicano un obiettivo, attribuiscono - se uno accetta l'incarico - di combattere un mostro, dedicandosi soltanto a quella missione.
Morto il mostro, morto l'eroe, per mancanza di altro da fare.
Ma se nella mitologia greca era promessa una qualche ricompensa divina, o la gloria, qui non c'è proprio niente. Solo, nella più fortunata delle ipotesi, la sostituzione di una fissazione con un'altra. Temo che, forse, addirittura si lavori per favorire questo avvicendamento di obiettivi illusori, di paraventi.
Sennò, inutilità, inadeguatezza, depressione, vuoto.
Le colpe?
Del "sistema"? In piccola parte, solo per coloro che nascono tanto sfortunati da non avere mezzo consiglio, alcun affetto, nessuna istruzione, niente di niente.
Per gli altri, spesso la colpa è autonoma: per non aver "differenziato" il rischio, per non aver allargato di un minimo interessi ed orizzonti.
Possono bastare il solito libro, la solita tv spenta, la passeggiata. Anche un fumetto, una chiacchierata con gli amici, sul muretto, sulle selle degli scooter, sul Molo Audace.
Basta poco, ma va fatto: per aver coscienza che la vita, in buona parte, possiamo costruircela da soli.
Buon venerdì.