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Museo del mare e Città Europea 2022: è arrivata l'ora della sveglia per Trieste?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Due notizie, in rapida sequenza, hanno “riscaldato” i cuori dei triestini in questo freddo assaggio d’autunno.

La prima è stata la presentazione pubblica (e davvero riuscita) del nuovo Museo del mare. Concordi tutte le istituzioni presenti, il progetto illustrato dimostra davvero di essere attrattivo e completo all’insegna di un vero recupero di quella “cultura del mare” , da troppo tempo dimenticata e trascurata. Vediamo, in sintesi, quanto ci si propone di installare in quel mega-contenitore costituito dal Magazzino 26 in Porto Vecchio.

Nell’ala sud, si parte dal terzo piano dove l’intendimento è quello di presentare un po’ di storia del mare: dalle barche a remi ai miti arcaici, dall’antica Tergeste all’illustrazione dell’integrazione, in un unico contenitore, del Museo del mare e di quello di storia naturale. Nelle sale successive, si entra  nel vivo del percorso, con la sezione dedicata a “Trieste porta dell’Europa” e quindi alla storia recente della città, con lo sviluppo del trasporto di merci e passeggeri, con la nascita delle compagnie assicurative e di navigazione, fino alla moderna logistica. Accanto sarà dato spazio alla tematica del lavoro portuale e alla sua evoluzione nel tempo. La sezione successiva “Andare per mare”, concentrerà l’attenzione del visitatore  su un capodoglio, su un grande veliero e sui cantieri dell’ottocento. Ancora un balzo avanti nella storia e si plana nella sezione “Innovazione, Ressel e Marconi”, dunque spazio alle invenzioni  dall’elica e alla comunicazione via etere. Vere e proprie chicche ci attendono alla quinta e sesta sezione, che attingono a piene mani (finalmente!) dall’archivio storico del Lloyd Triestino. La settima sezione è di passaggio tra il mare e il Museo di storia naturale, in quanto dedicata alla spedizioni naturalistiche, a cominciare dalla Novara (1857-1859) e dal Gabinetto scientifico asburgico, per finire col batiscafo Trieste e con l’OGS. Le sezioni successive sono dedicate a modelli e tecniche di pesca, agli abitanti del mare (fauna, ambienti marini e lacuali). Poi un salto sulla terraferma: dalla collezione ornitologica ai dinosauri del Carso (Antonio e Bruno), dal proteo alla spelelogia. Ancora i mammiferi (teatro degli scheletri e dei pachidermi) per passare alla catena alimentare, agli animali a rischio di estinzione e all’evoluzione dell’uomo.

Nell’ala nord del Magazzino 26, il focus sarà sulle grandi vie di comunicazione e sui popoli del mare (con un richiamo specifico alla storia dei 15 mila ebrei sfuggiti dal nazismo ed imbarcati a Trieste sulle navi del Lloyd), con una vetrina finale sul fenomeno Barcolana e sui bagni storici.

A naso, diremmo che non manchi proprio nulla ma che stavolta (e ne siamo proprio convinti) l’Amministrazione comunale ha fatto davvero centro, presentando un’operazione completa e di altissima qualità. Ovviamente, un doveroso accenno va fatto anche ai tempi e ai costi di questa sfidante operazione. Premesso che un’anteprima del Museo del mare sarà visitabile - stando agli auspici - già nei primi mesi del 2023, l’intervento complessivo, avviato lo scorso 15 settembre, dovrà concludersi quanto ai lavori edilizi entro il 2024 e quanto agli allestimenti entro il primo semestre del 2025, per un costo totale di 20 milioni di euro.  Giusticato l’orgoglio, in sede di presentazione del Museo, dell’assessore comunale  alla cultura Rossi, che stima, a polo museale-scientifico completato, un potenziale di attrazione di 250 mila visitatori all’anno: e allora  sì che Trieste potrebbe concretizzare al meglio la recente acquisita vocazione turistica, “costringendo” il turista di passaggio ad inserire, nel soggiorno triestino, una tappa obbligata al Museo del mare!

Dell’importanza e della solidità di quanto esposto, si sono resi ben conto tutti i rappresentanti delle istituzioni intervenuti: dal segretario generale dell’Autorità di sistema portuale Torbianelli (che ha garantito la messa a disposizione del Museo di parte del proprio patrimonio archivistico) al Direttore generale dell’Accademia nautica Zvech che ha salutato con grande entusiasmo il rilievo che nel Museo troveranno tematiche come i cantieri e  i motori navali,  o storie come quella (finora poco ricordata) dei 15 mila ebrei imbarcati a Trieste, dalla preside dell’Istituto Nautico-Galvani Tessaro alla direttrice del Museo dell’Antartide Colizza, entrambe fiduciose nella forte attrazione che un Museo siffatto avrà sulle nuove generazioni.

Da parte nostra una sola promessa: vigileremo, con attenzione, sia affinché i tempi e i costi di esecuzione siano rispettati, sia affinché la regia complessiva di un Museo articolato e composito come questo venga affidata ad un manager del settore professionalemente adeguato ed in possesso di tutte le necessarie competenze. Il rischio  di una “cattedrale nel deserto” è troppo forte e non va sottovalutato, soprattutto da parte di chi (ovvero il Comune di Trieste), non ha sinoracertamente brillato per lungimiranza nella propria politica culturale!

Passando all’altra nozizia positiva di questo scorcio novembrino, il riferimento è al riconoscimento di Trieste al primo posto delle “Città europee 2022”, in base ad una classifica stilata dalla prestigiosa Commissione londinese dell’Academy of Urbanism, che ha “piazzato” Trieste davanti alla spagnola Malaga e alla belga Mechelen. Anche in questo caso,  pare che si tratti di un titolo prestigioso, guadagnato sul campo, tramite una griglia di valutazione piuttosto seria e confermata anche da un sopralluogo settembrino che la Commissione ha compiuto nella nostra città prima di formulare la graduatoria finale. Questi i sette criteri usati: leadership e governance, carattere locale (ovvero come la città finalista riesce a fornire un senso distintivo di luogo, identità e risonanza culturale); Amenità (città attraente, sicura e invitante per vivere, lavorare, visitare e divertirsi); Successo commerciale e fattibilità (ambiente favorevole alla creazione e distribuzione di ricchezza e capacità di supportare il mantenimento ed il miglioramentomdel proprio ambiente urbano); Sostenibilità ambientale, Comunità, salute e benessere; Connettività (opzioni di trasporto e di accesso a un’adeguata gamma di servizi urbani).   

Posto che, ovviamente, una designazione del genere costituisce un indubbio motivo d’orgoglio per l’intera compagine municipale (dal Sindaco al vicesindaco e a tutta la squadra di dirigenti e funzionari comunali che hanno promosso e sviluppato questa candidatura), da  cittadino triestino “innamorato” della sua città condivido anch’io la soddisfazione per questo successo, ma, in tutta sincerità e senza voler calcare troppo la mano in questa occasione su ciò che secondo me ancora non va, riterrei segno di una grande serietà e di un’altrettanta profonda consapevolezza del senso del traguardo raggiunto, se questa designazione dagli attuali inquilini di Palazzo Cheba ed in tutti gli Uffici comunali venisse colta come utile stimolo a fare di più e meglio perché, a mio modesto avviso,  su molti di quegli indicatori usati trovo piuttosto difficile sostenere seriamente che Trieste sia oggi al top in Europa!

C’è davvero tanto da fare, in quasi tutti i campi valutati dalla Commissione londinese, ed il sincero auspicio allora non può che essere quello di rimboccarsi le maniche per dimostrare  a tutti (triestini ma anche turisti di passaggio) di meritare davvero quel prestigioso titolo!

Parole chiave: Trieste