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Porti di Trieste, Monfalcone e Koper in forte crescita nel 2022: ma alle infrastrutture chi ci pensa?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Non siamo ancora ai dati finali di quest’anno, ma il trend è oramai chiarissimo. Nonostante le fosche previsioni conseguenti allo scoppio della guerra in Ucraina e agli impatti di questa sulle principali economie mondiali, crescono (e non di poco) i traffici portuali sia a Trieste e Monfalcone,

che a Capodistria. Nei primi dieci mesi di quest’anno, lo scalo giuliano chiude con un dato complessivo del + 4,33 % rispetto all’analogo periodo dello scorso anno (con 47,48 milioni di tonnellate movimentate , di cui 30,8 di petrolio), con record storici sia nel settore dei contenitori con 735.046 TEU movimentati (+ 16,23 %), che in quello dei RO-RO con 268.320 unità transitate (+ 7,01 %). Positivo  anche il dato della movimentazione ferroviaria con 7.986 treni operati con un incremento di quasi il tre percento.  Anche Monfalcone cresce con quasi  tre milioni di tonnellate di merce movimentata (+5,72%), con crescita a doppia cifra in alcuni settori come le rinfuse solide (incluso il cemento e il carbone) , a cifra semplice ma significativa come il settore del RO-RO con un + 6,2% e quasi 62.000 veicoli transitati e  ancora a doppia cifra la crescita del ramo  ferroviario con 1275 treni operati (+ 17,51%).

A Capodistria, i dati comunicati da Luka Koper sono meno aggiornati in quanto prendono in considerazione i primi nove mesi del 2022. Qui il dato complessivo da gennaio a settembre segnala un + 11% con 17,5 milioni di tonnellate movimentate, con i contenitori che arrivano a 781 mila TEU (+3%) e le automobili arrivate a oltre 567 mila unità  con un + 20 % sull’analogo periodo dello scorso anno e la conseguente necessità (già registrata nei dati soprariportati) di ricorrere a Monfalcone quale soluzione di ripiego, attesa la saturazione di tutti gli spazi disponibili. Poiché Luka Koper è una SpA, sia pure a capitale pubblico, la crescita dei traffici ha un immediato riflesso anche sui dati economico-finanziari: ecco, infatti, che il fatturato netto vola a 233,7 milioni di euro con un + 39% rispetto all’anno scorso. Dato che ci pare di tutto rilievo, anche in vista di futuri investimenti.

Se vogliamo tentare di dare una spiegazione macro economica a tutta questa crescita, la motivazione principale, al netto dei necessari approfondimenti che però esulano dalle nostre competenze, è una sola e abbastanza semplice: il progressivo riavvicinarsi delle produzioni industriali ed il conseguente accorciamento delle filiere logistiche , hanno fatto riscoprire la centralità dei traffici inframediterranei, con l’aggiunta che la necessità di risparmiare combustibile e tempo, ha finito per privilegiare la rotta adriatica rispetto alle lontane e più lunghe rotte verso i porti del range nordeuropeo (a sfavore di questi ultimi, inoltre, stanno giocando anche le mutate condizioni climatiche con la prolungata siccità che ha drammaticamente diminuito il pescaggio di alcuni di questi scali).  

Dunque, il momento pare davvero favorevole e destinato ( purché la crisi ucraina rientri in un lasso di tempo ragionevole ) a durare piuttosto a lungo a condizione che ….

A condizione che allo sviluppo dei traffici, si accompagni un piano complessivo di investimenti che agevoli, innanzitutto, il rapido inoltro delle merci a destinazione, con conseguente minimizzazione delle soste e delle attese e forte spinta alla completa digitalizzazione sia in termini documentali che di monitoraggio dei flussi di traffico.  E allora come sono messe, sotto questo profilo, le due realtà concorrenti? Tendenzialmente , quanto a pianificazione e programmazione, entrambe le realtà sono, come si dice in questi casi, “sul pezzo”.  Ma è il settore del potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria che, a nostro modesto avviso, deve ragionevolmente preoccupare, in un’ottica di medio periodo e tenendo conto del trend di crescita, i cui fondamentali paiono davvero solidi.

Come già detto in precedenti commenti, mentre in Slovenia col raddoppio della Capodistria-Divaccia si corre ( e secondo le più recenti stime siamo arrivati a 12 chilometri di gallerie scavate su un tracciato complessivo di 37 chilometri), qui da noi, a livello regionale, a fronte di alcuni lavori già avviati, il più recente timing di RFI sposta in avanti di due anni tutti i principali interventi, col nuovo orizzonte temporale che si situa per alcuni fondamentali investimenti anche oltre il 2026. Su questo ci sentiamo di ribadire, ancora una volta, la nostra forte preoccupazione e la conseguente necessità che tutti i  vertici delle principali istituzioni facciano sentire a Roma la pressante necessità di fare presto, di cambiare ritmo, di dare un’accelerata e non una fermata agli investimenti ferroviari indispensabili a supportare tutti i crescenti volumi di traffico che nei prossimi anni i nostri scali saranno capaci di attrarre.  

Bisogna fare presto e bene: è un imperativo categorico! Altrimenti i nostri vicini di casa, a partire da Capodistria per arrivare a Fiume, saranno felicissimi di sottrarci traffico e di far crescere fatturati e occupazione a nostro evidente danno.

Dopo, quando le prime navi salteranno toccate nei nostri scali (ingolfati dai volumi di merce da smaltire) sarà troppo tardi. Come dicono i saggi: “Meditate, gente, meditate!”