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Il comitato NO Ovovia scende in piazza, ma Dipiazza, per il momento, non dà alcuna udienza

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

In una serata decisamente plumbea (dal punto di vista climatico), ma molto partecipata (all’insegna della più graffiante ironia triestina), si consuma l’ennesima puntata della telenovela sull’ovovia che oramai da mesi sta appassionando (e dividendo) la cittadinanza giuliana. Il “cartellone” aveva in programma per lunedì 5 dicembre alle ore 19 e 30, dopo le reiterate richieste delle opposizioni, la seduta straordinaria del Consiglio comunale per discutere, finalmente e nel giusto contesto istituzionale, il contestato progetto della cabinovia Porto Vecchio-Opicina. Ad “accompagnare” il dibattito consiliare la manifestazione in Piazza del Comitato No Ovovia che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione per esporre, ancora una volta, le meditate ed approfondite ragioni di una opposizione non pregiudiziale ma tecnica ad un progetto che, in tutta franchezza, appare mancare di un qualunque presupposto di compatibilità ambientale e di sostenibilità economica.

Per una volta, ho ritenuto mio preciso dovere scendere in piazza  anch’io per ascoltare dal vivo gli umori della piazza e percepirne, al di là delle diverse collocazioni ideologiche, le ragioni di fondo e i sentimenti di una protesta che, anziché placarsi, sembra estendersi mano a mano che il progetto, contro tutto e tutti, prosegue il suo periglioso percorso tecnico-amministrativo.

Vediamo di trarre alcuni possibili significati della giornata di protesta del 5 dicembre scorso.

Il primo, se vogliamo piuttosto banale: vi è da parte di Dipiazza, della sua Giunta e della maggioranza che lo sostiene, una sostanziale “orticaria”,  mista ad arroganza, ad affrontare in un dibattito pubblico e sereno ragioni e torti di questa benedetta Ovovia. Arrivare con un’ora di ritardo sul timing previsto e concordato, fare il solito “pistolotto” sul momento magico di Trieste e sul suo luminoso futuro turistico e poi, finito l’intervento (che non ha affrontato una – dicasi una – delle criticità esposte) lasciare il campo di sottecchi, non ci pare un comportamento corretto né rispettoso del ruolo istituzionale del Consiglio comunale.

Il secondo  inerisce il merito delle questioni che sono state poste in sede di dibattito consiliare e che, per quanto risulta dai resoconti apparsi, non hanno ricevuto alcuna risposta né da parte dell’assessore competente Lodi, né da parte del tecnico intervenuto (il Rup Bernetti).

E quali sono queste osservazioni di merito?  Eccole, in estrema sintesi: l’impatto ambientale dell’opera in tutti i suoi aspetti, con, al fondo, l’irrisolto punto interrogativo del divieto assoluto di costruire impianti a fune in aree Natura 2000 come il bosco Bovedo; il reale beneficio in termini di riduzione del traffico veicolare in entrata a Trieste con numeri che “ballano” all’interno dei documenti tecnici ma che alla fine portano a percentuali di riduzione quasi risibili; la natura stessa dell’intervento che è partito come servizio di trasporto pubblico ma che è oramai decisamente virato quale attrazione turistica; i costi di gestione dell’opera, se e quando dovesse veramente essere realizzata ed entrare in funzione, che ricadranno interamente sul bilancio comunale (questo oramai pare accertato, attesa la chiara presa di posizione della Direzione infrastrutture che non lo ricomprende tra i servizi di TPL), e che, viste le esperienze dei poli presenti in regione e dei ben diversi numeri di utenza per impianti analoghi operativi in altre realtà europee, non saranno inferiori a qualche milione di euro all’anno.

In definitiva, temi concreti, considerazioni puntuali e osservazioni che chiedevano ai sostenitori dell’opera  risposte altrettanto puntuali. Purtroppo,  e lo dico con sincero dispiacere da cittadino prima che da opinionista, queste riposte, per quanto lungamente attese, non sono ancora pervenute.  Sindaco a parte (e di cui abbiamo già riferito), avevamo riposto le nostre speranze nell’assessore Lodi, ma anche da lei – spiace davvero dirlo- solo supponenza, giudizi (o, meglio, pregiudizi) sulle presunte incompetenze altrui “c’è molta disinformazione e, con il massimo rispetto, chi ha guardato i progetti e li critica, come il Comitato No Ovovia, non ha una competenza specifica su un tema così articolato da valutare nel suo complesso”.

Affermazioni forti, di totale chiusura al dialogo, all’insegna della aprioristica delegittimazione di qualunque critica.  Ripeto, con questo tipo di approccio non si va da nessuna parte e spiace davvero che si sia  persa questa importante occasione per un dibattito civile, per un confronto nel merito su criticità e ragioni delle scelte progettuali sin qui sviluppate.

Saltata anche l’opportunità referendaria, ora restano ben poche occasioni per approfondire i diversi problemi: il dibattito ed il voto sulla variante urbanistica e poi, soprattutto, la Conferenza dei servizi sul progetto di fattibilità tecnico- economica. Noi, come ha detto nel corso del dibattito consiliare Francesco Russo, continuiamo ad essere moderatamente ottimisti: la ragionevolezza, prima o poi, trionferà e questo progetto non vedrà mai la luce. Il rammarico, ineliminabile, è per quei 60 milioni di euro di fondi PNRR che, salvo miracoli, andranno persi. Ma i triestini, lo tenga ben presente il nostro Borgomastro, sapranno bene a chi addebitare la responsabilità di questa, ennesima, occasione perduta.