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Buon anno Trieste: ma cosa ci aspetta nell'anno che verrà?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

E’ sicuramente vero che l’atmosfera festaiola  è oramai un pallido ricordo, ma è altrettanto vero che, tra caro benzina e nuovo blocco (causa Covid) della logistica cinese, l’anno nuovo ha già iniziato, male, la sua impetuosa marcia lasciando presagire che, come quello passato, sarà, quantomeno, un anno “tortuoso” in cui per arrivare vittoriosi alla meta occorrerà una buona dose di sano realismo e un altrettanto forte volontà di rimboccarsi le maniche, perché nulla, ma proprio nulla, si può dar per scontato.

Ecco lì il solito gufo, direte: non, non è così, ve lo assicuro. E’ solo frutto dell’esperienza acquisita negli anni e della capacità (almeno così credo) di guardare un po’ oltre il proprio ombelico e di capire, con un po’di anticipo, i fenomeni che si stanno per verificare.

Detto ciò, e senza avere alcuna presunzione di  possedere alcuna “verità assoluta”, volgiamo lo sguardo sulla nostra Trieste per comprendere se davvero quel “momento magico”, tanto sbandierato dal nostro primo cittadino, porterà qualche concreto frutto per tutti noi.

Partiamo dalla sanità. Qui la situazione, a fronte del totale silenzio del nostro Borgomastro, è assolutamente preoccupante! Cosa potrà portare di buono il 2023? Ci limitiamo ad alcuni obiettivi di “minima” che ci paiono però molto significativi. Uno di questi è sicuramente l’ampliamento del Pronto soccorso a Cattinara. Opera che più volte è stata data per fatta e che, secondo recentissime notizie di stampa, dovrebbe partire il prossimo 23 gennaio e terminare in tre mesi!  Vogliamo crederci, anche perché riteniamo essenziale ridare dignità e decoro ad un luogo di sofferenza e cure in cui, nonostante l’assoluta abnegazione di tutti gli operatori, sembra proprio di essere piombati in una sorta di inferno dantesco. Sempre in tema sanitario, ci auguriamo che, anche grazie alle recentissime intese volontarie con i sindacati dei medici di medicina generale, i cittadini- pazienti si tranquillizzino un po’ a fronte di  numeri (1.800 assistiti per medico) che paiono davvero pesanti per garantire un adeguato ascolto alle esigenze di una popolazione fragile e per lo più anziana. Infine, giusto per non appesantire il lettore, ci auguriamo che, a valle dell’allarme lanciato dal dottor Andolina, si proceda speditamente e seriamente ad una approfondita verifica del progetto inerente il nuovo Burlo a Cattinara affinché vengano garantiti spazi adeguati e tutte le strutture necessarie a mantenere e sviluppare quella che è sicuramente una vera e propria eccellenza sanitaria, rappresentata dal Centro trapianti di midollo.

Passiamo al sociale. Qui ci auguriamo solamente due cose. La prima riguarda una gestione molto ponderata e graduata dell’uscita, per i cosiddetti “occupabili”, dal reddito di cittadinanza. Secondo una recentissima statistica, nella provincia di Trieste i percettori del reddito sono poco meno di 4 mila concittadini con un importo medio di quasi 490 euro: sono numeri che si commentano da sé e che paiono escludere, almeno di prima sensazione, situazioni fraudolente o che comunque facciano pensare a precise scelte di rinuncia al lavoro per godersi il lauto RdC! La seconda tematica fa riferimento alla, mancata, assistenza agli immigrati in transito dai Balcani. Qui, francamente, ci aspetteremmo che il nuovo Prefetto, presa coscienza della situazione, riesca a smuovere la posizione di totale chiusura assunta, un po’ a sorpresa dopo una iniziale apertura, dal Sindaco. L’inverno incombe e, come da norme e convenzioni vigenti, l’assistenza ai richiedenti asilo è un atto dovuto,  sul piano umano, prima che giuridico!

Passiamo ad un tema assolutamente centrale per l’attuale esecutivo municipale, ovvero quello delle opere pubbliche. Qui, lasciando stare per un attimo le “fiabe” del sior intento (oramai oggetto di vivace scherno in tutti i principali social), vorremmo concentrare  la nostra attenzione su tre, quattro obiettivi veramente fattibili e concreti. Il primo riguarda il riavvio del tram di Opicina: oramai anche il buon Dipiazza ha rinunciato a fare date! Però, visto che finalmente sono state fatte quelle lavorazioni che andavano fatte e previste almeno cinque anni fa’, è lecito attendersi un riavvio del servizio, con tutti i nulla-osta del caso, entro la prossima primavera. Discorso analogo per un’altra, eterna incompiuta: dopo evidenti errori progettuali e scelte esecutive quanto meno azzardate, anche l’opera di rifacimento della volta della galleria Montebello pare finalmente essere avviata a conclusione: leggiamo sui giornali un termine ottimistico del 14 marzo. Noi siamo realisti, anche perché scottati da precedenti previsioni, e saremo molto contenti di vedere l’opera finita e la galleria riaperta al traffico entro il primo semestre del 2023.  Ovviamente, per entrambi questi cantieri, ci aspettiamo che da parte del Comune siano esercitate tutte le opportune iniziative di rivalsa a fronte di una conduzione dei lavori apparsa, per più aspetti, parecchio  carente. Sul rifacimento del ponte sul canale di Ponterosso e sull’Acquamarina, ci auguriamo, davvero, che il 2023 sia l’anno buono per veder almeno l’avvio dei cantieri. Intendiamoci, il cantiere per la demolizione della piscina esistente, non lo consideriamo affatto come avvio dell’edificazione della nuova, ma solo un passo  propedeutico alla realizzazione di quell’impianto tanto atteso da un’utenza oramai esasperata!  Chiudiamo, in bellezza, con la mitica cabinovia. Vista l’evidente accelerata data dal Comune a fine anno sia sulla pianificazione che sulla gara (che, davvero, avremmo voluto vedere su altre partite degne di miglior causa!), il tutto motivato dalla necessità di rispettare i tempi del PNRR (opera finita nel 2024!), anche se – abbiamo appreso con sconcerto qual giorno fa – il Comune non sapeva che l’opera sarebbe stata finanziata con i  fondi del Piano (ma allora perché è stata fatta domanda su un’azione del Piano ?!?), il primo semestre del 2023 sarà il periodo delle scelte definitive sulla fattibilità di quest’opera.  Infatti, lo ribadiamo,  unicamente sotto il profilo tecnico e giuridico, ora spetterà al Tar (non si sa ancora se Lazio o Fvg), stabilire se tutti quei, legittimi, dubbi sollevati dal Comitato No Ovovia siano fondati o meno. Se la magistratura amministrativa dovesse dare ragione ai ricorrenti (che non sono ancora tali, ma lo saranno tra qualche settimana), c’è da chiedersi chi dovrà rifondere eventuali danni e a chi addebitare la responsabilità, questa tutta politica, di aver voluto insistere su una scelta discutibile, poco centrata rispetto al problema reale che ci si proponeva di risolvere e che, soprattutto, nell’attuale sviluppo progettuale mostra carenze, supponenze e superficialità davvero notevoli per un opera di siffatta portata e complessità.

Su questo fronte, dunque, non ci aspettiamo nulla di buono per la città, col rischio, davvero incombente, di dover rinunciare ad un finanziamento pubblico arrivato a 61 milioni di euro: peccato, perché una simile occasione non si ripresenterà più per i prossimi decenni!