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Importanti risultati nella prevenzione del fegato grasso

La pluriennale e virtuosa collaborazione tra la Fondazione Italiana Fegato Onlus e la Fondazione CRTrieste ha consentito lo sviluppo di un’importante attività di ricerca. I risultati sono stati presentati alla Presidente della Fondazione CRTrieste Tiziana Benussi, al Segretario Generale Paolo Santangelo e alla Componente del Consiglio di Ammini...
 |  Francesco Tremul  |  Salute

La pluriennale e virtuosa collaborazione tra la Fondazione Italiana Fegato Onlus e la Fondazione CRTrieste ha consentito lo sviluppo di un’importante attività di ricerca.

I risultati sono stati presentati alla Presidente della Fondazione CRTrieste Tiziana Benussi, al Segretario Generale Paolo Santangelo e alla Componente del Consiglio di Amministrazione Loredana Catalfamo, nel corso di una visita alla FIF per l’illustrazione del progetto Fegato Grasso “ProFeGra”, rivolto sia alle persone obese di ogni età, soggetti a rischio per lo sviluppo di malattie epatiche croniche, che ai giovani e ai bambini potenzialmente a rischio: a Trieste ben il 21% dei bambini tra i sei e i dieci anni è in sovrappeso; in Friuli Venezia Giulia il 18% (e il 41% degli adulti, secondo dati della Regione).

La Fondazione Italiana Fegato ha infatti condotto degli studi sulle proprietà terapeutiche di alcuni composti naturali come olive, basilico, citronella, lavanda e rosmarino, individuando dei biomarcatori non invasivi per la diagnosi precoce degli eventi più gravi associati al fegato grasso, quali la steoepatite e la fibrosi. Diagnosi che attualmente viene svolta quando la malattia è già nella sua fase irreversibile attraverso una biopsia epatica, tecnica invasiva e non priva di rischi.

“A livello terapeutico” – ha spiegato la responsabile del progetto Natalia Rosso – “i nostri ricercatori hanno testato le proprietà dell’acido triterpenico, un triterpende isolato dalle piante appartenenti alla famiglia delle Rosacea, un composto che ha delle dimostrate proprietà epatoprotettive. Sono inoltre stati testati gli effetti protettivi dell’Acteoside, un fenilpropanoide presente in varie specie di piante Lamiales. Sebbene nessuno dei composti riesca a ridurre l’accumulo di grasso” – ha detto Natalia Rosso – “entrambi limitano l’effetto deleterio di detta accumulazione, dimostrando di essere antiossidanti, antiinfiammatori e soprattutto antifibrotici. Questi risultati, se pur preliminari, sono molto promettenti e il loro effetto dovrà esser valutato per conferma in modelli più complessi (in vivo)”.

Per quanto riguarda la diagnosi della fibrosi epatica, tramite studi eseguiti in silico sono stati identificati dei potenziali biomarcatori non invasivi, che sono stati successivamente validati, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di chirurgia generale e di anatomia patologica dell’Ospedale di Cattinara, in un gruppo di soggetti obesi con diversi gradi di steatoepatite. Da queste analisi sono state validate tre proteine plasmatiche (biomarcatori) in grado di predire lo stato del fegato.

Parole chiave: Trieste