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Basket - Colosetti, di nuovo in sella a Feletto

Dopo l’anno sabbatico al termine della stagione 2021/2022 conclusa a Povoletto, Gigi Colosetti, storico coach di mille battaglie con Libertas Udine, Apu, Gorizia, Cbu (per vent’anni) e rappresentative giovanili regionali (dal 1979 al 1991), è ritornato in sella lo scorso anno a Feletto, convinto ...
 |  Edi Fabris  |  Sport

Dopo l’anno sabbatico al termine della stagione 2021/2022 conclusa a Povoletto, Gigi Colosetti, storico coach di mille battaglie con Libertas Udine, Apu, Gorizia, Cbu (per vent’anni) e rappresentative giovanili regionali (dal 1979 al 1991), è ritornato in sella lo scorso anno a Feletto, convinto a scendere di nuovo sul parquet dai Gallai (Sandro, il padre, e Cristiano, il figlio), “gestori” del club alle porte di Udine. “Pur con due filosofie diverse – chiarisce il tecnico - , io selettivo e la società che crede da sempre in primis nella forza nei numeri, ci siamo venuti incontro, con piena soddisfazione di entrambi. Mi è stato affidato il ruolo di direttore tecnico in un gruppo formato anche da Luca Malagoli, Michele Fontana, Fabio Cossaro, Michele Pasquariello, Nicolò Springolo e dagli istruttori minibasket Margherita Zuliani, Domenico Santarsiero e Noemi Monino, con oltre cento tesserati nelle varie categorie”. Dopo aver cresciuto nel tempo ragazzi poi emersi ad alto livello (Antonutti, Fabio Mian, Mirza e Amar Alibegovic, Michele Ferrari, Stefano Gentile, Filiberto Dri e altri ancora), Colosetti ora crede molto nel gruppo dei 2012 e dei migliori 2013 affidatigli a Feletto: “La scorsa stagione vicecampioni provinciali alle spalle dell’Ubc, quest’anno un gruppo di 16 ragazzi dalle ottime prospettive”. Nei trascorsi del tecnico udinese anche 18 anni di camps in collaborazione con il manager Marino Firmani: “Esperienze, quelle, con la collaborazione di importanti club spagnoli e con tecnici di altissimo livello come Ivanovic, Pasqual e Navarro e con logistiche di prima qualità a Forni di Sopra e Tarvisio, ma oggi non più ripetibili per vari motivi, non ultimo il fatto che i ragazzi stessi prendono la cosa come un puro divertimento anziché come una crescita per il loro futuro sportivo, e anche con tale presupposto non vale la pena di continuare”.

Edi Fabris

Parole chiave: Friuli