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Inaugurato al Civico Museo Sartorio il nuovo allestimento delle “Sale Arturo Fittke - Collezione Giuseppe Piperata”

Nel pomeriggio di mercoledì 20 dicembre 2023 al Civico Museo Sartorio, alla presenza dell'assessore alla Cultura, Giorgio Rossi, del responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, Stefano Bianchi, della nuora di Carlotta Piperata Rebecchi, Maria Lina de Reya, della conservatrice dei...
 |  Nik97  |  Cultura

Nel pomeriggio di mercoledì 20 dicembre 2023 al Civico Museo Sartorio, alla presenza dell'assessore alla Cultura, Giorgio Rossi, del responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, Stefano Bianchi, della nuora di Carlotta Piperata Rebecchi, Maria Lina de Reya, della conservatrice dei Civici Musei, della curatela scientifica, Roberta Bassi, della conservatrice del Museo Sartorio, Michela Messina, dell'architetto Gabriele Pitacco, è stato inaugurato il nuovo allestimento delle “Sale Arturo Fittke - Collezione Giuseppe Piperata”, realizzato in occasione del 150° anniversario dalla nascita dell’artista.

 

Stefano Bianchi, responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, ha presentato il riallestimento della collezione sottolineando come per i musei storici e artistici del Comune di Trieste sia “un momento importante essendo riusciti a mettere sotto l'albero di Natale una serie di inaugurazioni significative. A inizio mese alla Risiera di San Sabba c'è stata l'inaugurazione sugli eventi tragici del '43, la settimana scorsa al Museo Wincklmann si è inaugurata la mostra 'Histri in Istria' e questa mattina a palazzo Gopcevich la mostra fotografica 'Tra i tesori della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte', e adesso siamo qui ad inaugurare questo bellissimo riallestimento della Collezione Fittke - Giuseppe Piperata, donata nel 2007 e che ha avuto un primo allestimento all'indomani della donazione. Ora abbiamo ripensato a queste sale – ha concluso Stefano Bianchi - dal punto di vista dell'illuminazione, dei colori delle pareti e dell'esposizione”.

 

L'assessore alla Cultura, Giorgio Rossi, ha ringraziato Maria Lina de Reya, nuora di Carlotta Piperata Rebecchi, nipote del dottor Piperata. “ Cercavo – ha continuato Giorgio Rossi - di fare un parallelismo tra il museo Sartorio, un museo con lavori di ristrutturazioni che sono durati parecchio tempo, e la vita travagliata di Arturo Fittke, una figura complessa, una persona schiva. Un uomo che ha vissuto numerose vicissitudini ma che ci ha lasciato dei quadri con vedute bucoliche, che un po' contrastano con il suo tragico destino. E il destino ha voluto che i suoi quadri venissero esposti proprio in questo museo, un museo dall'esistenza travagliata come lo è stata la vita di Arturo Fittke”.

 

L’allestimento mira a valorizzare ed approfondire l’opera di Arturo Fittke (Trieste 1873-1910), artista triestino teso tra realismo e impressionismo, la cui opera esprime il desiderio di mostrare l’atmosfera luminosa della realtà e che, con il tratto del suo pennello, sa trasmettere tutto il tormento della sua anima e la tensione della sua ricerca artistica.

 

Luce inquieta resa dall’occhio malinconico di chi cerca la bellezza nella luminosità soffusa di un tramonto o nell’ombra di un giardino, questa è la cifra stilistica che caratterizza l’opera di Arturo Fittke.

 

Le opere e i disegni esposti costituiscono la collezione raccolta con cura e dedizione dal dottor Giuseppe Piperata (1883-1976) e conservata dalla nipote Carlotta Piperata Rebecchi.

 

Il dottor Piperata, oltre al suo amore per questo artista, condivise con sua nipote Carlotta Piperata Rebecchi l’intento educativo e culturale che la collezione doveva avere. Non era infatti un collezionista geloso ma anzi un divulgatore entusiasta e, in suo onore, la nipote - in accordo con la nuora Maria Lina de Reya - nel 2007 donò la collezione ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste perché fosse “un’opportunità di sviluppo culturale e turistico che ne esalti il nobile ruolo di città dei musei e della cultura europea” particolarmente rivolta ai giovani.

 

Oggi la collezione ritrova visibilità grazie al nuovo e moderno allestimento - su progetto dell'architetto Gabriele Pitacco e con la curatela scientifica di Roberta Bassi, conservatrice dei Civici Musei - che ha permesso di presentare al pubblico un’importate scoperta.

Dal retro di uno dei quadri è infatti emerso un secondo dipinto, di attribuzione ancora incerta, che offre nuovi spunti per la ricerca su questo artista.

 

Il nuovo allestimento delle “Sale Fittke” è stato anche l’occasione per effettuare nuovi studi che hanno portato al riconoscimento del soggetto e alla conseguente attribuzione di un nuovo titolo a una delle opere grazie alle ricerche effettuate nell’archivio della collezione Piperata.

 

Nelle due nuove “Sale Fittke” l’opera dell’artista viene svelata presentando i quadri raggruppati in base ai principali temi cari all’artista così da mostrare l’evoluzione del suo stile e le diverse sperimentazioni sulla resa della luce.

Per i disegni, pregevole esempio del suo sguardo riservato e della sua tecnica, si è deciso di optare per un supporto digitale nel quale verranno fatte scorrere le immagini al fine di preservare gli originali.

L’ambientazione, studiata per integrarsi senza confondersi con la natura di dimora storica del Museo Sartorio, viene arricchita da testi in doppia lingua (italiano/inglese) e da una teca contenente un approfondimento sul dott. Piperata e testimonianze dell’epoca.

 

Arturo Fittke nasce a Trieste il 16 dicembre 1873 e fin da giovane mostra attitudini artistiche che lo porteranno a prendere lezioni private da Eugenio Scomparini. Nel 1893 convince la famiglia che la sua strada è la pittura e parte per Monaco dove, per cinque semestri, frequenterà l’Accademia e dove il suo occhio, già sensibile alla luce, si affina.

 

Nel 1896, alla morte del padre, deve interrompere gli studi e tornare a Trieste: qui, per alcuni mesi, dividerà uno studio con Umberto Veruda nel tentativo di fare dell’arte la sua professione. Purtroppo la committenza triestina e la critica non favoriscono la sua attività e, dopo la sfortunata partecipazione al concorso Rittmeyer, trovandosi in condizione di indigenza, entra come impiegato nelle Poste.

 

Il lavoro lo intristisce perché non gli consente di applicarsi alla sola attività che gli interessa veramente, la pittura, che può esercitare solo nei pochi momenti in cui non lavora.

Seguono alcuni anni di scarsi riconoscimenti che lo scoraggiano e gli fanno sognare di poter uscire dall’ambiente soporifero e, a suo dire, poco incline all’arte di Trieste.

 

Finalmente, nel 1906, alla prima esposizione del Circolo Artistico, di cui faceva parte con l’amico Ruggero Rovan, grazie alle buone critiche e al riconoscimento da parte del critico Adolfo Venturi, ritrova una fiducia in se stesso che dà nuovo vigore alle sue opere.

Negli anni successivi la sua salute peggiora di giorno in giorno, la vista si offusca e la mente s’incrina portandolo a isolarsi e ritrarsi in se stesso, condizione che lo porterà a morire suicida a 36 anni il 24 aprile 1910.

Parole chiave: Trieste