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Cerimonia di commemorazione del fotografo Mirian Hrovatin nel trentennale della scomparsa

Questa mattina (20 marzo) si è svolta, alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza, del presidente del Consiglio Comunale, Francesco Di Paola Panteca, del figlio e della moglie di Miran Hrovatin, la cerimonia di commemorazione del fotografo e operatore di ripresa nel trentennale della tragica scomparsa.   Il presid...
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Questa mattina (20 marzo) si è svolta, alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza, del presidente del Consiglio Comunale, Francesco Di Paola Panteca, del figlio e della moglie di Miran Hrovatin, la cerimonia di commemorazione del fotografo e operatore di ripresa nel trentennale della tragica scomparsa.

 

Il presidente del Consiglio Comunale, Francesco Di Paola Panteca ha dato il benvenuto alla famiglia, agli amici e alle autorità presenti nella sala del Consiglio Comunale del Comune di Trieste, in occasione di questa particolare giornata.

 

Il sindaco Roberto Dipiazza ha commemorato Miram Hrovatin ricordando il “nostro concittadino, brutalmente assassinato a Mogadiscio assieme ad Ilaria Alpi trent’anni fa, il 20 marzo 1994.”

Miran Hrovatin era andato in Somalia come operatore del Tg3 assieme alla collega giornalista Ilaria Alpi per documentare una guerra civile crudele. Una volta là, avevano cominciato a indagare su traffico di armi e rifiuti tossici. Furono eliminati da un commando. La prima persona arrivata sul luogo del delitto, a caldo, aveva dichiarato alle tv: “Non è stata una rapina. Si vede che sono andati in certi posti che non dovevano andare”. Trent’anni dopo, quell’omicidio ufficialmente è tuttora senza colpevoli, senza verità”, ha continuato il Sindaco.

Al contempo oggi il mondo è nuovamente funestato dalle guerre, in Ucraina, in Medioriente e non solo: ci sono decine di conflitti in corso, di cui si sente parlare meno, e di cui sappiamo l’esistenza proprio grazie a reporter coraggiosi come Miran e Ilaria. Perché, come ha scritto Tiziano Terzani, “la storia esiste solo se qualcuno la racconta”.

Il 31 dicembre la Federazione Internazionale dei Giornalisti ha pubblicato la lista di giornalisti e operatori dei media uccisi nel 2023 in tutti i continenti: sono 120, mentre più di 500 sono prigionieri. Vedete, ogni vittima ha la stessa dignità, ma risulta particolarmente odioso quando viene colpito un professionista dell’informazione che fa onestamente il suo lavoro, perché è come se si volesse colpire ogni cittadino nel suo diritto a conoscere ed esprimere la verità”.

Per questo motivo – ha concluso il sindaco Roberto Dipiazza - abbiamo voluto ricordare Miran nella Sala del Consiglio comunale, la più prestigiosa della città, perché rappresenta la democrazia nella nostra Trieste. Democrazia il cui esercizio è vuoto, senza l’integrità professionale, il coraggio e l’amore per la verità testimoniati da Miran.”

Dopo il discorso il sindaco Roberto Dipiazza ha ricordato quando, subito dopo la morte di Miran Hrovatin, ha conosciuto il figlio di Miran, Ian, allora di 8 anni e la moglie, Patrizia.

 

Ian Hrovatin, dopo aver ringraziato il sindaco Roberto Dipiazza e tutto lo staff per l'apertura straordinaria della Sala del Consiglio alla famiglia, agli amici e a tutte le persone che hanno voluto condividere questo momento, ha ricordato la figura del padre, Miran.

Il nome di Miran Hrovatin, mio padre, viene quasi sempre associato a verbi al passivo, quasi come se fosse un oggetto invece che un soggetto, quasi come se la morte fosse nel suo destino, un'eventualità o un danno collaterale della ricerca della verità, questo però non potrebbe essere più lontano dalla realtà”.

Anche nel mezzo del frastuono dei mortai, delle granante, nella nebbia di Sarajevo o sotto il sole cocente a Mogadiscio, mio padre ha rincorso e raccontato non la morte, bensì la vita e la dignità degli afflitti, la forza d'animo dei rifugiati, una famiglia che cerca riparo dai proiettili, sempre attraverso lo specchio della sua telecamera, riflesso della sua stessa umanità”.

La sua capacita di vedere anche nel contesto più scuro la speranza, la resilienza delle persone, come un fiore che resiste alle bombe e che cresce ostinatamente nelle crepe e nel cemento, cosi come la vita stessa. Miran ci ha insegnato attraverso le sue immagini e la sua risata che, anche nel momento più buio, basta un piccolo raggio di luce, affinché la vita e l'umanità possano sbocciare e, molto spesso, - ha continuato Ian Hrovatin - attraverso un gesto di gentilezza a chi ne aveva bisogno, posando la sua telecamera, era lui stesso un raggio di luce e, una luce del genere non si spegne, rimane viva nel nostro spirito per sempre, brillando nell'oscurità e indicando il cammino a tutti noi che guardiamo nel cielo in cerca di una guida”.

Per questo oggi commemoriamo non solo il cineoperatore scomparso ma Miran Hrovatin, un marito, un fratello, un padre e un amico eccezionale che amava il suo lavoro e che lo faceva con anima e precisione. Finché ha vissuto mio padre è stato l'incarnazione della passione e del rispetto della vita ed è questo che vorrei ricordare oggi, una persona straordinaria che voleva vivere e che ci ha lasciato in eredità una fonte d'ispirazione ed un esempio da seguire oggi e sempre”, ha concluso Ian Hrovatin.

 

Patrizia Hrovatin ha concluso la commemorazione ricordando che “Miran è una persona che portiamo sempre nel cuore. Io sono cosi grazie a Miran che mi ha insegnato veramente tanto e lo ha insegnato anche a Ian che aveva solo 8 anni e per noi il suo ricordo sarà sempre vivo”.

 

(C.S.)

Parole chiave: Trieste