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Figc, il curioso caso della tassa sugli allenamenti congiunti

E’ un po’ come la tassa sulla tv: se dichiari di non averla non la paghi, se invece non lo fai puoi non guardarla mai, una o un milione di volte che paghi sempre uguale. E così ha fatto anche la Figc con la tassa sugli allenamenti congiunti. Tanto che a poche ore dalla pubblicazione sul comunicat...
 |  Redazione sport  |  Calcio

E’ un po’ come la tassa sulla tv: se dichiari di non averla non la paghi, se invece non lo fai puoi non guardarla mai, una o un milione di volte che paghi sempre uguale. E così ha fatto anche la Figc con la tassa sugli allenamenti congiunti. Tanto che a poche ore dalla pubblicazione sul comunicato ufficiale più di qualche società regionale ha storto il naso lamentandosi non poco, non tanto per la somma ma quanto per il principio. Le società di Eccellenza e Promozione dovranno pagare 80 euro ciascuna, quelle di Prima categoria 70 mentre per quelle di Seconda categoria e Calcio a 5 serie C1 la quota è di 50. Si tratta di una somma forfettaria per cui chi nella stagione 2022/2023 vorrà fare degli allenamenti congiunti con dunque un’altra squadra, cioè un po’ di corsa e ginnastica e poi la classica partitella, che sia una o un numero indefinito di volte, non dovrà comunicare nulla alla Figc e la quota verrà addebitata. Se per contro una società sa già da subito che non ricorrerà mai a questa eventualità ecco che dovrà comunicarlo entro il 31 di agosto e non dovrà pagare niente. Va ricordato che le partitelle degli allenamenti congiunti dovranno essere arbitrate da un tesserato di una delle due società interessate. Così si legge nello stesso comunicato odierno (17 agosto) della Federazione. Chi non disdice dunque subito, poi non dovrà comunicare nulla alla Figc quando vorrà organizzare tali allenamenti. La domanda posta dalle società dopo questo comunicato è la seguente: se invitiamo una società ad allenarsi con noi senza coinvolgere arbitri o chicchessia, perché dobbiamo pagare una tassa?

Parole chiave: Trieste, Gorizia