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Consegnato al sindaco Dipiazza il libro “Il Regio Esercito nell’Adriatico Nord-Orientale 1920-1940. Storie di soldati e genti di confine”

“Al Sindaco Roberto Dipiazza con i sensi della massima stima”. Con questa dedica al Primo cittadino oggi (venerdì 7 dicembre) il Generale dei Bersaglieri della riserva Paolo Stendardo, accompagnato dalla moglie Valentina Restante, nel corso di un incontro nel Salotto Azzurro ha consegnato al Sindaco Roberto Dipiazza il suo nu...
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“Al Sindaco Roberto Dipiazza con i sensi della massima stima”. Con questa dedica al Primo cittadino oggi (venerdì 7 dicembre) il Generale dei Bersaglieri della riserva Paolo Stendardo, accompagnato dalla moglie Valentina Restante, nel corso di un incontro nel Salotto Azzurro ha consegnato al Sindaco Roberto Dipiazza il suo nuovo libro intitolato “Il Regio Esercito nell’Adriatico Nord-Orientale 1920-1940. Storie di soldati e genti di confine”. L'opera, recentemente pubblicata da Luglio Editore, verte su risvolti inediti o comunque poco conosciuti della storia del territorio. 

Alla consegna del libro è intervenuto l’editore, Claudio Luglio, che ha omaggiato il Sindaco con una copia del suo volume dal titolo “Mai stato in fuorigioco”.

Nel corso dell’incontro, ringraziando il Sindaco per l’ospitalità, l’autore ha illustrato le ragioni che lo hanno portato a scrivere questo libro e consegnarlo al Primo Cittadino, sottolineando come, proprio nel 2024, si celebrerà il Centenario dell’annessione di Fiume all’Italia. 

“Già nel 2018, Centenario della fine della Grande Guerra - ha ricordato Stendardo - avevo consegnato al Sindaco in forma privata il libro “Le Piume, La Corsa, il Tricolore”, pubblicato da Luglio Editore, che narra antefatti e risvolti inediti dello sbarco dei Bersaglieri a Trieste. Il libro attuale, frutto di lunghe e approfondite ricerche archivistiche e ricognizioni sul campo, ne rappresenta il seguito”.

“La particolarità di questo volume - ha evidenziato ancora Stendardo - è costituita dal fatto che parla di militari, ma non di guerre, descrivendone la vita di guarnigione e quella con le proprie famiglie, illustrandone anche le relazioni con le autorità locali e rammentando i fatti e le vicende storiche avvenute in quel periodo”.

Ringraziando per il gradito dono, il Sindaco ha voluto complimentarsi con l’autore, rimarcando la valenza culturale e didattica della pubblicazione, che potrà contribuire a portare all’attenzione di un pubblico il più vasto possibile importanti eventi storici, come quelli descritti nel libro, poco conosciuti o spesso dimenticati.

Paolo Stendardo, classe 1958, è tornato a Trieste, città di origine, conclusa la carriera militare. Nato a S. Giacomo e cresciuto nel rione di Servola, a 19 anni, acquisita presso il Liceo “G. Galilei” la maturità scientifica, è entrato nell’Accademia Militare di Modena divenendo Ufficiale dei Bersaglieri.

Conoscitore della lingua inglese e tedesca, ha ricoperto numerosi incarichi all’estero sia presso comandi multinazionali (Germania e Usa), sia in operazioni in aree di crisi.  E’ stato Addetto Militare presso l’Ambasciata Italiana a Vienna, ha terminato il servizio nel grado di Generale di Brigata.

Laureato in Scienze Strategiche e in Scienze Internazionali e Diplomatiche, è insignito della “Grosse Silberne Ehrenzeichen” (Commendatore) della Repubblica Austriaca. 

Nel Centenario della fine della Grande Guerra ha scritto il libro “Le Piume, la Corsa, il Tricolore”, pubblicato da Luglio Editore.

Il Regio Esercito nell’Adriatico Nord-Orientale 1920-1940.  Storie di soldati e genti di confine” (Luglio Editore, 2023)

Con la stipula del Trattato di Rapallo, che nel novembre 1920 sanciva i limiti della frontiera con il Regno dei Serbi Croati e Sloveni, l’Italia consolidò la propria presenza armata nei nuovi territori della Venezia Giulia che allora includeva la penisola istriana mentre il resto della Dalmazia, tranne Zara e alcune isole, dovette essere evacuata dai nostri militari; assieme ad essi, se ne andarono migliaia di italiani ivi residenti.

L’esodo dei Dalmati italiani del dopo Rapallo è oggi caduto nell’oblio, ma proprio per questo il libro lo rievoca nella sua drammaticità, mettendo in risalto il contributo che soldati, carabinieri e marinai diedero per portarlo a termine fornendo supporto ai civili sia nei trasferimenti verso i punti di imbarco che nel raggiungimento dei luoghi prescelti per una nuova vita.

L’opera prende il via dai festeggiamenti a Trieste per l’annessione della Venezia Giulia al Regno d’Italia per proseguire nel difficile percorso che, dopo la parentesi dannunziana, dello Stato libero e commissariamenti successivi porterà, nel 1924, alle celebrazioni solenni a Fiume per la sua unione alla Madrepatria.

Trascorsi gli anni turbolenti del primo Dopoguerra in cui i militari furono pesantemente coinvolti in attività di ordine pubblico per le vicende che portarono poi all’avvento del fascismo, la narrazione si concentra sulle trasformazioni ordinative del Regio Esercito nella seconda metà degli Anni Venti e gli effetti che queste ebbero sulla dislocazione delle truppe sul territorio.

Per i soldati della Venezia Giulia e Zara il Ventennio fu denso di addestramenti e sperimentazioni di nuove dottrine di impiego a fronte di molteplici riordini dell’apparato militare.

La costituzione nel 1934 della Guardia alla Frontiera, Corpo ad hoc cui fu devoluta la sicurezza dei confini, consentì di svincolare da tale compito molte unità del Regio Esercito che divennero disponibili per impieghi fuori dal territorio nazionale. Nel testo, ove possibile, la mera elencazione dei fatti viene stemperata con articoli di quotidiani e resoconti dei militari stessi dando risalto al ruolo delle famiglie nella vita di guarnigione. Molte località oggi appartenenti ad altre nazioni vengono citate nella dizione in italiano dell’epoca.

Il libro in realtà non si ferma all’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 ma guarda oltre, concludendosi con una bottiglia ritrovata in mare con il messaggio di un marinaio dell’incrociatore “Fiume” affondato nel 1941 a Capo Matapan, che racchiude in sé tutta la tragedia di un conflitto che non si poteva vincere ed anticipa quella delle popolazioni delle terre orientali che di lì, a pochi anni, avrebbero perduto tutto perché i soldati che avrebbero dovuto difenderle non c’erano più.

Essenziale è stato il supporto dell’Archivio Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, prezioso il contributo di altri enti ed associazioni quali l’Unione degli Istriani di Trieste e l’Archivio Museo Storico di Fiume a Roma.

Il testo è corredato da immagini inedite provenienti da collezione privata, piante di città e carte geografiche per consentire al lettore di visualizzare personaggi e luoghi.

In apposita sezione sono riportate foto delle ex caserme italiane così come oggi si presentano, ritrovate dopo ottant’anni grazie ad una meticolosa ricerca che ha richiesto il confronto di carte stradali e catastali d’epoca con quelle attuali, congiunta a ricognizioni svolte in prima persona dall’autore in territorio sloveno e croato per verificare, riflettere e comprendere.

Storie dimenticate di soldati che si integrano con quelle delle popolazioni di una Venezia Giulia e Dalmazia oggi scomparse, che non si poteva non rendere note.

Parole chiave: Trieste