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Ufficio immigrazione verso Valmaura, Zinnanti: "Macchina burocratica imballata, area prescelta poco funzionale"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Avete presente quelle lunghe code di persone straniere (sì, per noi sono persone, prima di essere immigrati o richiedenti asilo) che, con qualunque condizione meteo, attendevano pazientemente il loro turno fuori dalla Questura in via del Teatro Romano o in via Tor Bandena? Ebbene, nel giro di un anno, o poco più, quelle file potrebbero essere solo uno "spiacevole" ricordo. E' recentissima, infatti, la notizia della Conferenza dei servizi, convocata su impulso del Provveditorato interregionale  per le opere pubbliche, che lo scorso 29 luglio ha dato il via libera al progetto che prevede la realizzazione della nuova sede dell'Ufficio immigrazione nel comprensorio della caserma Duchessa d'Aosta di via Mascagni a Valmaura, dove sono già operativi il Commissariato di San Sabba e la sede della polizia Stradale. Il progetto è già totalmente finanziato in quanto il costo previsto di 2,9 milioni di euro è coperto per 1,5 milioni da un finanziamento regionale e per il resto da fondi garantiti dal ministero dell'Interno. Tutto bene dunque?
Diremmo proprio di no.  A partire dalla circostanza che il percorso della Conferenza dei servizi è stato intrapreso dagli organi ministeriali proprio per superare una dichiarata indisponibilità del Comune di Trieste a seguire la via ordinaria dell'adozione ed approvazione di una variante al Piano regolatore che autorizzasse la modifica della destinazione d'uso della zona da "area adibita a parcheggi pubblici" ad "area di edifici di interesse pubblico".
La domanda ora sorge spontanea: come mai questa opposizione comunale ad una scelta che, nel bene o nel male, si muove nella stessa logica di allontanare dal centro cittadino una presenza "sgradita" esiliandola in una zona periferica?  Logica assolutamente analoga, giusto per capirci, alla scelta di spostare i richiedenti asilo (privi di un tetto) dall' immondo Silos all'ex Ostello scout di Campo Sacro.
Come abbiamo tentato di fare in casi analoghi, prima di dare una risposta secca al quesito, è bene fare qualche passo indietro, contestualizzando la vicenda dell'Ufficio immigrazione per quella che è la sua attuale realtà nella sede della Questura di via del Teatro Romano.  In linea generale, afferiscono all'Ufficio immigrazione due macro aree di utenza: da un lato i richiedenti asilo, assistiti per lo più da organizzazioni umanitarie quali Caritas o Ics, che fanno letteralmente la fila ogni santo giorno fuori dal cancello di via del Teatro Romano in attesa di ricevere i documenti necessari a legittimare la propria presenza sul suolo italiano e la presa in carico del sistema di accoglienza; dall'altro, la moltitudine di extracomunitari che chiedono il rilascio od il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di studio, di lavoro o per i ricongiungimenti familiari.
A fronte di questa platea di richiedenti, la Questura mette in campo una troppo ristretta schiera di volenterosi e bravi poliziotti che si trova a fronteggiare una casistica varia e complessa con due-tre postazioni allo sportello ed una sala d'attesa che consente la permanenza massima di una decina di persone alla volta. Davvero si tratta di ragazze e ragazzi che meritano tutto il nostro rispetto e la nostra comprensione ma la macchina burocratica dell'immigrazione (e non per colpa loro!) è completamente imballata. I passaggi in Questura, per avere in mano l'agognato permesso di soggiorno sono molteplici ed in alcuni casi piuttosto incomprensibili.
Per prima cosa, l'extracomunitario che si vuole mettere in regola deve, spesso appoggiandosi ad un Caf, raccogliere il famoso "kit" dell'immigrato (che contiene, tanto per fare un esempio, almeno il contratto di lavoro e quello di affitto di un alloggio "adeguato") . Poi si reca ad un ufficio postale e, oplà, come per miracolo esce la data dell'appuntamento in Questura per i rilievi dattiloscopici (le famose impronte) ed il fotosegnalamento. Ebbene, pur essendo una pratica routinaria e piuttosto semplice, il ritardo maturato dalla burocrazia ministeriale è tale che dalla richiesta all'appuntamento passano attualmente dai 9 ai 10 mesi (sì, avete letto bene). Nel frattempo l'immigrato che vuole regolarizzare la sua posizione o che semplicemente vuole rinnovare il suo permesso prossimo alla scadenza, viene considerato legalmente presente sul suolo italiano ma non può uscirvi per alcun motivo. Ulteriore complicazione: il giorno del famoso appuntamento, deve recarsi in via Tor Bandena al mattino entro l'una per ritirare un "bigliettino" che lo abilita a ripresentarsi, sempre in via Tor Bandena, dalle tre e mezza in poi per fare i famosi rilievi. Ma non finisce qui. Infatti, di prassi via sms, riceverà un'ulteriore convocazione entro due-tre mesi in Questura per la consegna dell'agognato permesso!  Semplice, no? Mica tanto. Solo se si tenga presente che lo straniero in questione molto spesso lavora (e ogni volta deve chiedere un permesso al proprio datore) e molte volte parla poco e male l'italiano e quindi ha oggettive difficoltà a comprendere le complicazioni della burocrazia italiana.
E tutto sin qui riportato, cosa c'entra con l'opposizione del Comune (ed in particolare di Fratelli d'Italia) allo spostamento dell'Ufficio immigrazione a Valmaura? C'entra eccome. Visto che della questione si parla da anni e visto che l'andirivieni di extracomunitari è stato presentato e vissuto dagli esponenti di centrodestra come l'ennesimo aggravio ad una situazione sociale di particolare degrado in essere a Valmaura. Tuttavia, a quanto abbiamo capito, l'asserita opposizione comunale, formalmente motivata dall'assenza dello studio di alternative localizzative, non si è poi concretizzata, causa la tempistica ristretta per il doppio passaggio in circoscrizione ed in Consiglio comunale. Sicché, in sede di Conferenza, il mancato riscontro comunale è stato considerato un "assenso senza condizioni", come vuole la legge. Favorevole anche il parere regionale che sul piano tecnico non ha avuto nulla da obiettare alla scelta ministeriale. Dunque, restano solo i "lai" delle varie forze politiche che nel mentre a centrodestra parlano (ma guarda da che pulpito!) di una scelta calata dall'alto, a centrosinistra mettono in evidenza le criticità logistiche di una localizzazione fortemente decentrata, servita da una sola linea di trasporto pubblico locale, con un sovraffollamento delle corse a discapito degli abitanti del rione. Se alcune di queste criticità sono sicuramente fondate, sono altrettanto fondate le ragioni, in  primis quella di assicurare la sicurezza degli operatori della Questura (drammaticamente evidenziate dall'omicidio dei due poliziotti nell'ottobre 2019) e poi di rispettare la dignità delle persone che devono recarsi allo sportello dell'Ufficio immigrazione, che hanno portato il ministero dell'Interno a scegliere di realizzare un nuovo edificio che meglio rispondesse a queste fondamentali eisgenze.
Ecco allora che il nuovo edificio può contare su circa 820 metri quadrati, suddivisi in una zona aperta al pubblico, con una sala d'aspetto da 50 posti, ed una zona ad esclusivo uso del personale. L'area front office vedrà operare quattro sportelli. Dalla sala d'aspetto si avrà accesso ai locali per il fotosegnalamento, l'Easo (l'ufficio europeo di sostegno all'asilo), i mediatori culturali e la sala medica. In definitiva, a nostro modesto avviso, quanto previsto risponde alle esigenze ministeriali, però, senza alcun dubbio, l'area prescelta appare decisamente poco funzionale, in quanto decentrata e difficilmente raggiungibile dal centro cittadino. Detto questo, e cercando di contemperare le varie esigenze sinora espresse dai vari attori, rimarchiamo, ancora una volta, la nostra assoluta preferenza verso il dialogo e l'ascolto, purché sia sincero e finalizzato a risolvere i problemi, non solo a spostarli da un'altra parte. Riusciranno i nostri "eroi" comunali e regionali (peraltro appartenenti alla stessa maggioranza che è al governo nazionale) a trovare la via, sia pure in presenza di un progetto a questo punto già approvato, per una migliore scelta localizzativa che, a parità di costo, tenga insieme le esigenze dei cittadini, quelle della polizia e quelle del rispetto della dignità delle persone extracomunitarie? Francamente, visti  i numerosi e negativi precedenti, ne dubitiamo. Come già detto in altre occasioni, lieti, in ogni caso, di essere smentiti.
 
Mauro Zinnanti