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I problemi dell'erba dello stadio Rocco, Emme Zeta: "Il Comune l'ha fatta grossa, incompetente chi gestisce le cose"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

La polemica infuria sui media ma anche nelle segrete stanze del potere. Stavolta il Comune l’ha fatta grossa!  A fronte di una nuova proprietà “americana” che in pochi mesi, grazie ad un rilevante investimento finanziario, ha completamente rifatto il vestito alla Triestina calcio (a partire  dal nuovo mister Tesser per arrivare ad alcuni acquisti di giocatori che appaiono di categoria superiore)  legittimando aspirazioni di un campionato di vertice, che cosa ti combina Piazza Unità? Organizza, a luglio scorso, il mega-concerto dei Maneskin con una indubbia ricaduta positiva per il turismo e per l’intera economia cittadina, ma anche, inevitabilmente, con un effetto disastroso per il  terreno del Rocco, ridotto, a fine concerto, ad un vero e proprio colabrodo. Conscio di ciò che poteva accadere (e che poi è effettivamente accaduto!), il Comune di Trieste aveva pattuito con l’organizzatore dell’evento un intervento straordinario di rizollatura del terreno di gioco con oneri per il 75 % a carico del privato e solo per il restante 25% a carico della pubblica amministrazione. Dunque, tutto previsto? Sulla carta sì. Ma, come risaputo, non tutte le ciambelle riescono col buco. Ed infatti, alla prova del nove (ovvero alla prima partita di campionato), si è verificato che la “rizollatura” non aveva dato gli esiti sperati e che, non solo il campo a termine partita  era ridotto ad un percorso di guerra, ma anche che le condizioni del terreno di gioco erano tali da costituire un serio pericolo di infortunio per gli stessi giocatori. Tale constatazione è stata, inevitabilmente, fatta propria dal delegato della Lega calcio presente al match, che non ha potuto far altro che certificare l’impossibilità di giocare al Rocco imponendo alla Triestina la rapida ricerca di una sede alternativa per le successive partite casalinghe, poi reperita in quel di Fontanafredda allo stadio Omero Tognon (una soluzione che, oltre a scontare una certa distanza da Trieste, implica un limite di capienza di 1961 tifosi alabardati a fronte dei quasi quattro mila abbonati! ). 

Quanto durerà quest’esilio forzato? Secondo le più ottimistiche previsioni, quanto meno fino al  prossimo 15 ottobre, al fine di consentire di giocare al Rocco l’importante derby con il Vicenza programmato per il prossimo 20 ottobre. Questa la data che è emersa nei giorni scorsi dopo un vertice a due tra il Comune e la Triestina calcio e che il Sindaco (ancora lui!) si è impegnato a rispettare davanti ai rappresentanti del club calcistico. Il successivo sopralluogo al Rocco è ulteriormente servito a vederci un po’ più chiaro in una vicenda che, comunque la si veda,  ha rappresentato (e rappresenta) l’ennesimo flop di una gestione municipale francamente sempre più deludente. Nel corso della visita durata ben due ore e mezza e che ha visto confrontarsi sul terreno di gioco una folta delegazione di tecnici comunali, della Triestina calcio, di politici di ogni ordine e grado, nonché di agronomi delle aziende coinvolte nella vicenda, si sono, finalmente, posti in luce alcuni aspetti (sinora totalmente oscuri) e che, si spera, potranno servire ad evitare il ripetersi di incredibili figuracce future. Cerchiamo di fare un po’ d’ordine in questa incredibile novella. Dopo il concerto dei Maneskin (che si è tenuto lo scorso 16 luglio), l’organizzatore dell’evento, come pattuito col Comune, ad esito di un primo sopralluogo, ha affidato alla sua impresa di fiducia, la friulana “The Green Carpet”, il ripristino del manto erboso. Il Comune dichiara ultimato l’intervento il successivo 2 agosto ma il 4 settembre, nel corso del primo incontro casalingo col Trento, accade il patatrac con tanto di conseguente esilio forzato della Triestina in quel di Fontanafredda. Evidentemente, qualcosa non ha funzionato.

Sempre per onor di cronaca, va precisato che nella vicenda in questione si sono sovrapposte le competenze di due distinti assessorati: quello retto da Rossi (che sovrintende gli eventi) e quello che fa capo alla Lodi (che ha la responsabilità degli impianti sportivi). Perché questa precisazione? Perché  la manutenzione ordinaria del Rocco (gestita dall’assessorato della Lodi) sta, naturalmente, in capo ad altro soggetto, ovvero l’anconetana “La Gramigna”, che ha questo incarico dal 2021 e che, come dire, ha maturato sul “campo” una certa esperienza nella cura del manto erboso dell’impianto. Tra le due aziende, quindi, ci sentiremmo portati a dare maggior credito proprio all’opinione della “Gramigna”.   Che cosa sostiene il suo titolare, David Curzi?  “Ora si interverrà per far andare le radici più in profondità possibile, con concimazione, sabbiatura e bucatura del terreno… Dopo il concerto è stato steso un prato che come spessore può andare bene a livello residenziale, ma non sportivo, perché lo spessore della zolla è troppo basso e avrebbe avuto bisogno di più tempo per radicarsi. Lo spessore minimo della zolla è di 4,5-5 centimetri. La zolla deve essere pesante, altrimenti la radice non fa in tempo a legarsi al terreno. Invece, le zolle sistemate al Rocco dopo il concerto avevano uno spessore di 2,5 centimetri. In quel caso servono almeno due mesi perché la radice si leghi al terreno”.  Forse saremo stati un po’ pedanti nel riportare quasi integralmente le dichiarazioni rese da Curzi, però, a nostro modesto avviso, la spiegazione non fa una grinza e ci pare del tutto credibile, certamente non comparabile con le, avventate, parole usate da Rossi che, ai primi albori della disavventura, non aveva saputo far altro che accusare del disastro i due striminziti allenamenti tenuti al Rocco dalla Triestina prima della partita! 

Quale insegnamento trarre da quanto accaduto?I  Guardando al prossimo futuro, ovvero al concerto di Max Pezzali già in programma al Rocco per giugno 2024 e alla possibile (e auspicabile) eventualità che in quel periodo la Triestina risultasse impegnata nei play-off, c’è da augurarsi che i “dilettanti allo sbaraglio” abbiano davvero imparato la lezione, ovvero che venga garantito, ad ogni costo, il legittimo diritto della Triestina a disputare in casa le partite dei play-off! Come ottenere questo risultato? Nell’arduo compito, ci vengono in aiuto le chiare parole utilizzate nell’occasione da un mito alabardato quale è Denis Godeas: “questa situazione è figlia del momento che abbiamo in Italia a livello generale, ovvero l’incompetenza di chi gestisce le cose…C’è inadeguatezza da parte di chi comanda. Non si tratta di sfortuna, e non è neanche malafede, semplicemente incompetenza: questo succede a far fare certi lavori a chi non lo sa fare”.  Parole che si commentano da sé, non occorre aggiungere altro. Confidiamo, realmente e sinceramente, di non essere costretti a risentirle la prossima estate!

Emme Zeta

Parole chiave: Trieste