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Tutte le perle di Elisa tra errori e mai una scusa, Emme Zeta: "Così non va gestita la cosa pubblica"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

Come si dice in questi casi, chi più ne ha, più ne metta! Di che cosa stiamo parlando?  Ancora una volta, a costo di tediare i nostri fedeli lettori, non possiamo esimerci dal parlare di opere pubbliche, anzi delle principali opere pubbliche (e atti connessi) sulle quali un assessore comunale in evidente affanno ha inanellato, a nostro modesto avviso, una serie notevole di uscite pubbliche, tra il piccato e l’arrogante, che meritano di essere richiamate giusto per evidenziare come, sempre secondo il nostro modesto avviso, non (e lo sottolineiamo a beneficio del lettore meno attento) vada gestita la cosa pubblica.

I titoli delle ultime settimane offrono spunti a bizzeffe. Ne abbiamo scelto alcuni che ci paiono maggiormente significativi. Eccoli: la galleria di Piazza Foraggi con le sue infiltrazioni; lo stadio Rocco e l’accordo-ponte con la Triestina per l’utilizzo del Grezar; il tram di Opicina e la nuova piscina Acquamarina.

Partiamo dalla galleria.In questo caso, dopo un cantiere infinito (durato 420 giorni al posto dei 40 inizialmente previsti!) e costato ben 13 milioni di euro, ecco che, a seguito delle copiose piogge dei primi di aprile, il problema della “goccia” scoppia di nuovo, con copiose infiltrazioni dalla volta della galleria, ovvero proprio la volta oggetto di infinite attenzioni da parte della ditta Sac (aggiudicataria dei lavori) e che avrebbero dovuto rappresentare la soluzione definitiva del problema.  In realtà, così non è stato e anche se all’atto del sopralluogo effettuato dalla Lodi, l’assessora ha potuto “trionfalmente” affermare “era tutto asciutto: nessuna goccia”. Salvo precisare, subito dopo “stiamo valutando l’entità dei lavori necessari. Il Comune interverrà prontamente e si rivarrà sulla ditta”.  Scopriamo quindi che i rapporti tra la beneventana Sac ed il Comune (come peraltro ampiamente prevedibile) non sono propriamente idilliaci, soprattutto dopo l’applicazione della penale di 870 mila euro e che, pertanto, sarà il Comune a dover trovare un’altra ditta per l’intervento di rattoppo (iniezione di malta cementizia o installazione di un altro pannello all’altezza dell’infiltrazione, ancora non si sa) coprendo i relativi costi tramite escussione sulle garanzie finanziarie presenti sull’opera. Tutto bene dunque? Se la strada individuata appare corretta, sotto il profilo formale, ci permettiamo fortemente di dubitare sull’utilizzo dell’avverbio “prontamente” che, visti i numerosi ed illuminanti precedenti, ci pare che l’assessora abbia incautamente richiamato. Stremo a vedere e con noi lo vedranno anche gli abituali frequentatori della galleria nella speranza che, come, Lodi dixit, “questa volta i lavori non dovrebbero intralciare il traffico”. E anche su questa speranza le perplessità si moltiplicano, vista la natura dei lavori che interessano la volta ed in relazione ai quali ci pare quanto meno prevedibile una, sia pur temporanea, nuova chiusura al traffico della celeberrima galleria. Ma andiamo avanti.

Passiamo allo stadio Rocco, ovvero alla recente conclusione dell’operazione di completo rifacimento del manto erboso (e del suo sottofondo) che è stata celebrata, dopo mesi di esilio a Fontanafredda, dalla Triestina nel match casalingo di qualche settimana fa con il Novara. Qui vanno richiamati alcuni incontrovertibili dati di fatto, giusto per memoria e per non dimenticare quanto accaduto in questo particolarissimo campionato.  Dopo i concerti della scorsa estate, il terreno del Rocco non è stato più agibile e, nonostante i ripetuti rammendi del Comune, solo l’intervento finanziario della Regione che ha affidato la gestione dell’appalto alla Lega nazionale dilettanti ha consentito di sbloccare la situazione e solo grazie all’ottimo lavoro svolto dalla Powergrass il manto erboso del Rocco ha assunto un aspetto davvero da categoria superiore. Tutto bene , dunque? Neanche per idea. Visto che, come noto, il Comune ha già prenotato il Rocco per lo svolgimento di due ulteriori concerti dal 20 maggio al 30 giugno 2024, in quasi perfetta coincidenza con lo svolgimento dei play-off per salire in serie B. Se davvero l’amata Unione dovesse fare strada nei play-off, la coincidenza sarebbe perfetta con conseguente nuovo esilio fuori Trieste!  Ed il manto, appena rifatto, che fine farà? In maniera previdente, la Powergrass ha già assunto l’impegno di intervenire per il ripristino del medesimo, post concerto. Finita qui la querelle col Comune? Non proprio, visto che il Municipio, forse consapevole dei molteplici danni cagionati alla società calcistica, ha ritenuto di addivenire, con singolare celerità, alla stipula con la medesima di un contratto, valevole sino al termine della stagione sportiva 2028-2029, per l’utilizzo, tra l’altro, dell’adiacente campo di calcio del Grezar “per gli allenamenti delle proprie squadre con prelazione rispetto allo svolgimento di altre attività sportive e rispetto ad altre società”. Anche in questo caso, però, ci troviamo di fronte all’ennesimo, mezzo paso falso della Lodi che, a quanto consta, per “accontentare” la Triestina, ha fatto letteralmente imbestialire i dirimpettai della Fidal, che vedono fortemente compromesso l’utilizzo del Grezar per l’atletica leggera. Hanno ragione, hanno torto? Certo la coesistenza di calcio ed atletica non pare così pacifica come vorrebbe la Lodi e vedremo nelle prossime settimane come verrà gestita questa ulteriore partita che non pare “partita” sotto una buona sorte.

Un accenno al tram.  Dopo che era uscita sulla stampa la notizia dell’ennesima, dura reprimenda di Ansfisa (l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria) che in una relazione tecnica avrebbe segnalato tutta una serie di irregolarità commesse dall’impresa Vitale One durante il rinnovamento dell’infrastruttura ferroviaria, ecco la replica, piccata, dell’assessore Lodi “Ansfisa non ha ancora finito il lavoro di verifica”, vi sarebbero tolleranze millimetriche all’attenzione dell’amministrazione e comunque escludendo eventuali aggravi nei costi dei lavori.  Segue una nota del Comune che, negando ogni criticità nel lavoro svolto, ammette “alcune lavorazioni da effettuare in linea sono note da tempo: lo dimostra il permanere dei mezzi operativi della impresa Aloe…Ma non si è intervenuti proprio su richiesta di Ansfisa”. Francamente, la nota municipale, che dovrebbe chiarire, ci pare piuttosto confusa. Quel che è sicuro è che alcune lavorazioni restano sicuramente da fare e che, a quasi otto anni dalla sospensione del servizio, nessuno si azzarda più a fare previsioni sul suo riavvio. Questo è certo e non pare davvero un dato di cui andare molto fieri dalle parti di Palazzo Cheba.

Così come non c’è proprio nulla di cui andare fieri nella gestione della vicenda Acquamarina. Qui siamo a quasi cinque anni dal crollo del tetto della piscina e da alcuni mesi l’area si presenta come una spianata d’asfalto. A sentire la Lodi , una “prima fase” del progetto è stata presentata ed ora il Comune ne sta valutando i costi (decisamente eccessivi rispetto alle attuali disponibilità di risorse pubbliche). Par di capire che il Comune si stia orientando verso un sistema di finanza di progetto con il coinvolgimento di imprenditori privati interessati a cofinanziare l’intervento, in cambio di una concessione pluriennale di gestione dell’impianto. Il tutto, al momento, appare molto fumoso e, nonostante la recente “espulsione” consiliare, ha tutte le ragioni il consigliere Russo di chiedere lumi concludendo amaramente la sua riflessione “se tutto va bene, abbiamo ancora davanti quattro o cinque anni prima che i cittadini  finalmente potranno riavere la loro piscina”.  Un’unica certezza, in questo mare di dubbi, è sempre la Lodi a darla “la nuova piscina rinascerà su quella abbattuta, e questa è una certezza”. Meno condivisibile l’altra, stizzita replica “non siamo lenti, anzi tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto subito”. Beata lei che ci crede! Noi, per parte nostra, non possiamo che stare dalla parte dei cittadini che chiedono parole chiare, tempistiche certe ed una trasparente gestione dei beni pubblici, con l’ammissione, talvolta, di aver compiuto qualche errore e, magari, anche con qualche scusa, a fronte di appalti (vedi galleria di Piazza Foraggi o binari del tram) che da subito hanno evidenziato rilevantissime criticità.

Ma tutto questo non rientra nel modo di pensare e di atteggiarsi degli attuali reggitori municipali e di questo siamo davvero profondamente rattristati.

Emme Zeta