Giù l'ex Pavan, Emme Zeta: "Riunione inutile e scuse che continuano a non arrivare"
C’eravamo lasciati la scorsa settimana con ancora qualche dubbio in merito alla legittimità dell’operazione ex Pavan. Ora, tutto (dubbi inclusi), è stato spazzato via! Dopo una settimana di continui tira e molla (con proteste culminate addirittura in una arrampicata di alcune ore di uno dei contestatori su un mezzo d’opera), le ruspe dell’impresa CP Costruzioni Srl hanno iniziato mercoledì scorso il loro triste lavoro: via mattoni, intonaci, mobili, porte, grondaie ed anche la copertura del campo di basket. Resistono, al momento, cinque lecci in salute, preziose reliquie di un prezioso spazio verde oramai irriconoscibile. Il tutto è avvenuto quasi di soppiatto, dopo che, con la clamorosa protesta dello scorso martedì, il Comitato Insieme per San Giacomo era riuscito, finalmente e solo grazie all’intermediazione della Questura, ad ottenere un incontro, per martedì prossimo, con l’assessora Lodi, unitamente alla presidente della Quinta Circoscrizione Michela Novel.
Ora, a demolizione oramai quasi conclusa, a che servirà quest’incontro? Vorremmo sbagliare, ma siamo sicuri che avverrà? Se avverrà, forse si sarà ancora in tempo a salvaguardare i cinque lecci al momento sopravvissuti? Non lo sappiamo. Così come non conosciamo i dettagli del progetto definitivo che dovrebbe essere di prossima approvazione. Su tutto aleggia l’ombra macchiettistica (perché di questo oramai si tratta) del nostro beneamato Borgomastro che, apparso a sorpresa lo scorso martedì per accertarsi di persona di cosa stesse accadendo in via Frausin, ha testualmente dichiarato: “Già anni fa qui si contestava il parcheggio di San Giacomo…Invece con quel parcheggio abbiamo cambiato la vita del rione. Oggi uno del Comitato mi ha detto che lì, all’ex Pavan, ci farebbe anche la sede della circoscrizione. Io invece voglio creare una palestra per i nostri giovani. Il progetto è bello. Quindi si andrà avanti, anche perché di mezzo ci sono i soldi del Pnrr e se non chiudo entro dicembre 2025 sono persi”.
Su queste chiare affermazioni di Dipiazza ci permettiamo di fare alcune semplici considerazioni. Che il parcheggio di Campo San Giacomo abbia cambiato la vita del rione, ci pare davvero una affermazione piuttosto forte e non surrogata da precisi dati di fatto: il caos quotidiano del traffico e la disperata ricerca del parcheggio (soprattutto in certe ore della giornata) sono lì a testimoniare che il beneficio, reale, è stato ben piccola cosa!
Ancora, che ci sia fame di palestre in città (non solo a San Giacomo) è certamente vero, ma la “fame” riguarda soprattutto l’attività sportiva dilettantistica e con finalità sociali e quindi sul punto ci aspettiamo (come dal Sindaco affermato in Consiglio comunale) che nella gestione dell’impianto sarà davvero assicurata priorità alle scuole di via Frausin ed alle associazioni del rione e solo in via residuale ad associazioni (come l’ Artistica ‘81) che hanno già in concessione un proprio impianto in zona.
Dal Sindaco notiamo, infine, nessuna parola sul verde pubblico che verrebbe sacrificato, ma questo, evidenziamo noi, non è per lui una novità, visto che la sua Giunta si è già ben distinta per la totale mancanza di considerazione verso il verde! Detto questo, il passaggio sull’urgenza nella spesa dei fondi del Pnrr non può, a nostro modesto avviso, diventare una sorta di “arma impropria” da utilizzare a proprio uso e consumo per stoppare qualunque critica ad iniziative che non si condividono. D’altra parte, se a demolire si fa molto presto (vedi la spianata di Piazza Libertà) a costruire si fa una fatica incredibile e questo dalle parti del Comune lo sanno molto bene! Volete qualche esempio?
Per carità di patria, facciamo solo qualche breve accenno a tre opere che ci paiono suffragare, ad abundantiam, il nostro ragionamento: tram di Opicina, ponte bianco sul canale di Ponterosso e galleria di Piazza Foraggi.
Incominciamo dalla triste vicenda del tram: chiuso alla circolazione dal 2016 dopo il noto incidente ed i cui lavori di rispristino sarebbero terminati (dopo le famose polemiche con Ansfisa) a inizio del 2023, con una spesa ad oggi superiore a due milioni di euro. Cosa manca alla ripartenza? Dalle scarne notizie apparse sulla stampa, siamo nella fase di stesura di un apposito regolamento di esercizio della trenovia in corso di redazione da parte di un’apposita commissione composta da esperti designati da Comune, Regione, Trieste Trasporti e Rfi. Quando sarà finito quest’arduo compito? Non è dato sapere. Dal Comune, viste le magre figure finora collezionate, fanno trapelare un auspicio, ovvero che il tram riparta prima che sia celebrato il decennale dall’incidente! Ah, dimenticavamo: qualcuno aveva promesso la ripartenza in occasione di qualche compleanno fa, ma era, come dire, una promessa da marinaio!
Passiamo al ponte sul canale. Anche in questo caso è una storia pluriennale iniziata nel 2020, con l’oramai nota decisione di deviare il traffico pesante dalle Rive causa l’evidente ammaloramento del ponte. Dopo il tentativo, andato a vuoto, di agire da sotto il ponte, tramite lo svuotamento del canale, ora, finalmente, si procede con i necessari carotaggi del terreno sottostante per capirne la consistenza e procedere poi alla progettazione esecutiva dell’intervento: ma, scusate, non ci potevate pensare qualche anno fa ? Ma che fine hanno fatto le regole della buona progettazione?? Che siano finite in qualche ammuffito archivio di Palazzo Cheba? Chiudiamo, in bellezza (si fa per dire), con la mitica copertura della galleria di Piazza Foraggi. Dopo che il cantiere si è chiuso lo scorso luglio (con lavori durati 422 giorni invece dei 40 annunciati!) e i lavori collaudati lo scorso dicembre, ora, alle prime abbondanti piogge, l’acqua è riapparsa, copiosa, sulla volta del tunnel. Dal Municipio paiono, al momento, non preoccupati. Infatti, i lavori effettuati sono garantiti per dieci anni e l’impresa beneventana Sac (nonostante le penali di 870 mila euro già versate!) è comunque tenuta ai necessari interventi di ripristino. Sembra che i tecnici stiano studiando su quale sia l’opzione migliore per porre rimedio all’infiltrazione: se provvedere con una nuova iniezione di malta cementizia o installare un altro pannello all’altezza dell’infiltrazione. Nell’attesa di capire quale sarà la strada prescelta e se l’impresa campana effettuerà l’intervento, o se dovrà provvedere in autonomia il Comune rivalendosi poi sulla garanzia depositata, da palazzo Cheba assicurano (e ci mancherebbe!) che in ogni caso la galleria non verrà chiusa al traffico.
Morale della favola? Siamo alle solite. Questo Sindaco e questa Giunta, una volta noti come Sindaco e Giunta del “fare”, si stanno sempre più caratterizzando per un esecutivo del “non fare” o del “fare male” o del “demolire” A voi la scelta! Per parte nostra, continuiamo ad auspicare che qualcuno, come già scritto, dovrebbe ogni tanto chiedere scusa alla città, ma sappiamo bene che questa, come tante altre, resterà una speranza inevasa!
Emme Zeta