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I Pooh a Villa Manin, Emme Zeta: "Serata speciale in una location unica"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

Mentre qui a Trieste continuano le polemiche (con correlate conseguenze politiche) sugli effetti nefasti sul manto erboso del Rocco dovuti al concerto dei Maneskin e aumentano le preoccupazioni in vista dei concerti in programma per giugno 2024 sempre (almeno così pare) nel medesimo impianto, mi sono preso una serata “libera” approdando per qualche ora nel parco (veramente stupendo) di Villa Manin.  Incerto fino all’ultimo se acquistare i biglietti, vuoi per le incerte condizioni atmosferiche, vuoi per i commenti sentiti in giro sulla “senilità” dei Pooh, mi sono deciso all’ultimo momento e, sempre dando un’occhiata al meteo (che non prometteva nulla di buono), mi sono animato dello spirito giusto convinto che, magari solo per un’oretta e mezza, avrei comunque potuto assistere ad un ottimo spettacolo del più famoso complesso di musica pop/leggera italiana degli ultimi decenni. 

A posteriori, la scelta si è rivelata vincente e condivisa con oltre sei mila spettatori che per tre ore hanno partecipato alla festa della migliore musica italiana che i Pooh hanno saputo proporre dal palco, quasi che il tempo si fosse fermato e che esistesse unicamente la voglia e la volontà comune a band e pubblico di cantare a squarciagola tutti i più bei successi e rivivere i più bei ricordi della propria gioventù. Quando parte il refrain di canzoni “immense” come Amici per sempre, Chi fermerà la musica, Tanta voglia di lei, Pensiero, Infiniti noi, In Diretta nel vento, Noi due nel mondo e nell’anima, La donna del mio amico (e potrei continuare ancora per molto), non c’è nei presenti chi non si accodi ai versi che dal palco si espandono in tutto il parco. E’ davvero un’onda ininterrotta di emozioni, sentimenti e ricordi che accomuna Roby, Red e Dodi al pubblico tutto partecipe e coinvolto in una serata spettacolare che il tempo (in senso atmosferico) ha solo provato (senza riuscirci) a rovinare. Le canzoni si susseguono al palco dove, oltre ai tre guerrieri superstiti, s’aggiungono Phil Mer (il batterista che ha preso il posto dell’indimenticato Stefano d’Orazio) e Riccardo Fogli, per una rentree inaspettata ma graditissima a dar manforte ad un concerto davvero speciale. Passa il tempo ma sul palco nessuno ha voglia di smettere, anzi Roby Facchinetti (per il quale il tempo sembra non trascorrere mai…) rilancia e ricordando una vecchia accusa lanciata ai Pooh di “fare solo canzonette” coglie l’occasione per dedicare una buona mezzora di concerto ad un disco che rappresenta il vero e proprio capolavoro della loro produzione, ovvero Parsifal. Che dire? Chapeau! Bravissimi i Pooh a riproporre in questo concerto e dopo cinquant’anni dal disco, i principali pezzi di Parsifal che, per chi sa di che cosa stiamo parlando, implicano un dispendio di energie vocali e musicali di non poco conto.  E’ quasi mezzanotte, sono passate tre ore in compagnia dei Pooh ma è come se per tutti noi il concerto fosse appena iniziato e non c’è nessuna voglia di interrompere il magico incantesimo.  Alla fine, arriva comunque il tempo dei saluti ma ci si lascia con la speranza (confermata dalle pubbliche dichiarazioni di Red Canzian) che “chissà, tra amici veri non sai quello che di straordinario potrebbe succedere”. 

Che dire?  Solo un enorme e sentito GRAZIE per tutto quello che i Pooh mi e ci hanno regalato in tanti, tantissimi anni di bellissime melodie musicali. Ebbene sì, in questo mio commento settimanale, questa volta sono assolutamente di parte e per nulla obiettivo ma, (non so se si è capito), ho passato con i Pooh una serata davvero speciale e unica, in una location (Villa Manin) che si rivela essere quanto di più adatto e magico la nostra regione possa offrire per eventi del genere. 

Emme Zeta