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W lo sport ma il Comune arranca tra progetti malfatti e scelte discutibili, Emme Zeta: "Privilegiare il dialogo con gli interessati"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Lo sport, ad ogni livello e ad ogni età, dovrebbe rappresentare davvero un elemento unificante e qualificante di una qualunque amministrazione pubblica degna di questo nome. Dovrebbe, infatti. Usiamo, volutamente, il condizionale perché anche in questo campo (il gioco di parole ci sta tutto, in questo caso), un Comune arruffone ed approssimativo come quello giuliano non finisce di stupirci, infilando una perla dopo l'altra e lasciando basiti chi lo sport lo conosce bene e vorrebbe unicamente essere posto nelle migliori condizioni per praticarlo.
Senza andare troppo indietro nel tempo, concentriamo la nostra attenzione su quanto appreso nelle ultime settimane in materia di impianti e gestione degli stessi.
 
Partiamo dal Grezar. Come noto, il secondo impianto sportivo cittadino per importanza è stato al centro di una recente querelle tra l'assessora Lodi (nelle vesti di delegata allo sport) e la Fidal (ovvero la Federazione italiana di atletica leggera), che in quell' impianto aveva sinora svolto gran parte delle proprie attività e che si è vista letteralmente "catapultare" l'accordo tra Comune e Triestina calcio, che, in buona sostanza, dà la priorità alla maggiore espressione calcistica cittadina nello svolgimento dei propri allenamenti. E la convivenza con l'atletica leggera? Nessun problema, sentenzia l' espertissima assessora: infatti l'atletica occupa spazi ridotti dell'impianto per le proprie attività e, se proprio ci fossero problemi di incompatibilità, c'è sempre a disposizione l'impianto dedicato del Draghicchio!  Oltre ai nostri personali dubbi (da parte di chi un minimo di esperienza quale dirigente sportivo l'ha pure fatta e ha vissuto sulla propria pelle gli spiacevoli inconvenienti che possono capitare quando più discipline gravitano sullo stesso impianto!), ecco la reazione, pesante e motivata, dei vertici regionali e provinciali della Fidal  che contestano  la scelta del Comune sia nel metodo che nel merito. Quanto al metodo, dichiarano di essere stati posti di fronte al fatto compiuto senza la benché minima consultazione preventiva. Quanto al merito, viene innanzitutto contestata la coesistenza al Grezar di calcio e atletica con alcuni eclatanti esempi: e se una pallonata colpisce un'atleta che sta correndo che succede? E se un disco, un martello od un giavellotto finiscono sul manto erboso in presenza dei calciatori quanti rischi si corrono? Per poi concludere la critica rilevando che il solo Draghicchio è assolutamente insufficiente per tutte le necessità delle società provinciali. Chi ha ragione, chi ha torto?  Posto che è apprezzabile lo sforzo comunale di venire incontro alle esigenze (e agli investimenti fatti e programmati) della nuova proprietà della Triestina calcio rimasta "scornata" dal forzato esilio della passata stagione in quel di Fontanafredda, è evidente però che il rimedio trovato rischia di fare più male che bene ed urge, cara assessora, la convocazione di un tavolo tecnico con Comune, Fidal e Triestina che consenta la stesura di un attento calendario delle rispettive attività con la finalità, primaria, di non pestarsi i piedi e di dare, soprattutto quando l'attività calcistica è ferma e gli impegni di atletica sono in pieno fermento, adeguata risposta alle esigenze di uno sport che ha un numero di praticanti decisamente importante. Battute, reazione nervose con l'intento, evidente, di buttarla in polemica politica, non servono a nulla!   Non lo meritano né la Triestina calcio, né i tanti appassionati dell'atletica leggera.
 
Passiamo ad altro, ovvero all'argomento interventi sugli impianti. Stucchevole la vicenda del rifacimento del campo  di basket all'aperto della Servolana.  A settembre 2023 avviene la presentazione in pompa magna dell'intervento di recupero del campo con l'obiettivo di chiuderlo entro tre mesi al massimo. L'impresa prescelta, ovvero la Immobilnord srl, a dicembre '23 invece di terminare i lavori chiede e ottiene una perizia di variante facendo lievitare il costo da 90.000 a quasi 118.000 euro con una dilatazione dei tempi a marzo '24. Poi, letteralmente, la ditta sparisce dal campo di gioco costringendo il Comune alla risoluzione in danno, a rifare il progetto e a bandire nuovamente la gara per un costo che nel frattempo è cresciuto (al netto dei lavori già svolti) a 180.000 euro.  Tutto bene, dunque? Non proprio. Visto che la gara deve essere ancora avviata e che l'assessora Lodi (sempre lei!!) ha pensato bene, di fronte alle critiche dell'opposizione, di accusare il centrosinistra di una "pessima progettazione" che avrebbe portato allo stop attuale. Domanda: ma, se la progettazione era pessima, come mai il Comune (ed i suoi uffici tecnici) hanno ugualmente deciso di mandarlo in gara?  Mahh. Mistero insoluto.
Come insoluto è l'altro mistero che riguarda il rifacimento del manto sintetico del campo di calcio del San Sergio. Qui, a gara espletata, nel corso di un sopralluogo è emerso che il progetto esecutivo redatto dall'ufficio tecnico comunale, si basava "su sensibili scostamenti sia della lunghezza del lato lungo del campo che delle pendenze laterali. Risultando quindi di superficie più ampia e di maggior pendenza rispetto al progetto esecutivo". Conseguenza di tutto ciò? Lavori fermi da ottobre scorso, redazione di una perizia suppletiva e di variante con un incremento della spesa di circa 110 mila euro (da 485 mila a 664 mila euro) che risulta coperta con parte dell'economia di gara e lavori che, a monte della recente approvazione della citata perizia, potranno finalmente ripartire con una previsione di ultimazione lavori entro 120 giorni. Insomma, l'ennesima brutta figura su cui, almeno, non abbiamo dovuto assistere a repliche stizzite dell'assessora di turno.
 
Chiudiamo, in bellezza, con un'altra eterna incompiuta dell'impiantistica sportiva comunale, ovvero il "cubone" di San Giovanni. Impianto protagonista, suo malgrado, di una storia infinita che avviata nel lontano 2010 (Dipiazza bis) si spera di portare a compimento entro il Dipiazza quater: e con questo ci pare davvero di aver detto tanto, anche se non tutto!  Infatti, stiamo parlando di un impianto polifunzionale atteso da anni dal rione che ha proprio fame di una bella palestra per il basket e la pallavolo e che finora ha goduto la vista di un cubone di cemento senza alcuna rifinitura. Secondo quanto si apprende, dovremmo essere vicini ad una svolta di questa pluriennale vicenda. Sono state infatti recuperate le risorse per coprire i nuovi costi dell'intervento lievitati da 2,2 a 4,3 milioni di euro e con una recente delibera si è fatto ordine  tra i numerosi incarichi professionali esterni che accompagneranno la tratta finale di questa avventura con una progettazione esecutiva che appare finalmente consolidata ed in grado di consentire alla nuova impresa appaltatrice (composta dalle trevigiane Virago e Cea) di riprendere con una certa sollecitudine i lavori. Anche in questo caso, per fortuna diremmo noi, non ci sono state ulteriori polemiche politiche e speriamo davvero di vedere gli operai all'opera e la prossima indicazione di un credibile termine di ultimazione lavori.
 
In definitiva, sia pure con enormi difficoltà (che evidenziano, senza ombra di dubbio, una situazione di forte criticità e stress in primis degli uffici tecnici di Palazzo Cheba) qualcosa si  sta lentamente muovendo ma, a fronte di inutili polemiche e piccate reazioni, ribadiamo l'invito a chi di dovere di abbassare i toni e di privilegiare il dialogo sia con la cittadinanza interessata, sia con le associazioni sportive dilettantistiche che vivono sulla propria pelle una situazione di chiara difficoltà nell'impiantistica sportiva triestina e che sono le prime a dover essere ascoltate per ricavarne utili consigli a risolvere i problemi prima che questi si acuiscano e diventino ingestibili. Saggio consiglio, credeteci, perché, come noto, lo sport è maestro di vita e a volte una diffusa offerta sportiva può servire anche da efficace strumento per combattere quei fenomeni di criminalità  minorile che si stanno diffondendo a vista d'occhio nei rioni cittadini.
 
EMME ZETA