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Tram, ovovia, e Porto Vecchio. Zinnanti: "Municipio alle strette"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Qualcuno dirà che siamo davvero troppo pessimisti, intrisi di "preconcetti" ideologici ed incapaci di apprezzare le "magnifiche e progressive sorti" che Dipiazza ed i suoi mirabolanti assessori stanno preparando per il futuro di Trieste e dei suoi "cari concittadini". Sarà. Noi che per deformazione professionale cerchiamo di analizzare i fatti, senza pregiudizi di alcun tipo, vediamo una Giunta annaspare tra crescenti difficoltà su tutti i principali temi di interesse cittadino.
Un esempio? Il sempre più desiderato tram di Opicina. Le ultime news sul tema ci dicono che dopo un sopralluogo in linea svolto alla presenza di sindaco, presidente di Trieste Trasporti, assessore Lodi, onnipresente dirigente Bernetti e responsabile per la sicurezza di Ansfisa Marturano, Dipiazza, rincuorato dai suoi esiti, non ha potuto fare a meno di uscire con una delle sue "solite" promesse: "lo faremo ripartire entro l'anno..finalmente".  Una buona notizia, direte voi.E allora dove sta il problema?  Come spesso accade, il problema sta nei particolari. Apprendiamo infatti proprio dall'ing. Bernetti di una tappa berlinese della De Aloe Costruzioni, ovvero la ditta incaricata dal Comune di effettuare i lavori sulla linea tramviaria Trieste-Opicina. E che ci va a fare la De Aloe a Berlino? Ci va perché lì si è tenuta la Inno Trans 2024, ovvero la principale manifestazione europea dedicata alla tecnologia ferroviaria con la specifica finalità di valutare, secondo quanto riferito da Bernetti, la "disponibilità di materiali e imprese specializzate, per studiare come realizzare nuovi freni a pattino ad hoc e consegnarli nel minor tempo possibile".  Dunque, la De Aloe si è appena mossa per soddisfare una delle principali richieste in tema di sicurezza poste da Ansfisa per la ripartenza del tram nella consapevolezza che trattandosi di un mezzo storico "i pezzi non sono presenti sul mercato".  Ma se questa è la situazione, così come descritta da Bernetti, come fa il sindaco a fare previsioni così azzardate?  Su quali basi si fondano le sue certezze, posto che stiamo parlando di una attrezzatura che a oggi è tutta da inventare? Mistero!!  Non ce ne vorrà il Borgomastro ma facciamo fatica a credere a questa sua ennesima promessa, che appare più che altro il pio desiderio di vedere a breve il finale di una vicenda che si trascina oramai da troppi anni.
Ma passiamo ad altro.  Come noto, due sono i temi che hanno catturato negli scorsi giorni l'attenzione cittadina. Il primo ha a che fare con la clamorosa bocciatura del finanziamento Pnrr (pari a 48,7 milioni di euro su un costo di 62 milioni di euro)  per la realizzazione dell'ovovia da parte dell'Unità di Missione del Pnrr al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la semplice e basilare constatazione che tale intervento avendo ricevuto una valutazione di incidenza ambientale negativa nel secondo livello (causa il suo impatto negativo nell'area protetta Natura 2000 del Bosco Bovedo), non può beneficiare dei fondi europei che per loro natura sono destinati unicamente a sostenere interventi migliorativi dell'ambiente!   In sintesi, l'ovovia, così come pensata e progettata, non rientra nei parametri ambientali europei e quindi non può godere dei finanziamenti europei. La cosa che appariva scontata da tempo per il Comitato No Ovovia e per i suoi variegati sostenitori, lascia basiti Comune, sindaco e giunta al punto che è il consigliere Russo a dover ancora una volta "scoperchiare" le carte, facendo uscire sui media la notizia che Palazzo Cheba voleva tenere ben riservata. Le prossime mosse? Mentre dal centrosinistra è partita a tempo di record una petizione che ha già raggiunto le 7.500 firme all'insegna "no all'ovovia con i nostri soldi", dall'altra parte ci si rifugia nella speranza che la riunione romana convocata dal ministero il prossimo primo ottobre sarà decisiva nell'individuare fondi statali "alternativi" per coprire i costi dell'opera, atteso che sarebbe sempre il Mit a continuare a  ritenere l'intervento strategico.
Anche su questo argomento ci sono alcuni interrogativi che vorremmo porre a chi di dovere e sui quali gradiremmo una risposta chiara e "non ideologica". Il primo è banale: perché si è tenuta "secretata" questa nota del Mit? E' prevalsa la volontà di evitare la pessima figura (48,7 milioni di euro persi!!) sull'obbligo morale di informare la cittadinanza?  Il secondo: si pensa davvero che il Mit tra le pieghe del suo bilancio trovi "pronto cassa" 48,7 milioni di euro per proseguire nell'iter di un'opera che resta tuttora complesso e accidentato?  Come si pensa di superare i vari ostacoli connessi sia alle prescrizioni della Soprintendenza per il passaggio su Porto Vecchio, sia ai numerosi ricorsi al Tar tuttora pendenti su vari aspetti ambientali? Da ultimo, ma primo come ordine di importanza, perché non si sfrutta l'occasione romana per chiedere di dirottare i fondi Pnrr su altri interventi di mobilità sostenibile come quelli richiamati da tempo dal Comitato No Ovovia e di recente anche dalle parlamentari del Pd Serracchiani e Rojc? Sono domande che resteranno probabilmente inevase, ma alle quali un sindaco ed una giunta dovrebbero sentire il dovere morale di rispondere invece che replicare stancamente, secondo il verbo di Dipiazza che "la cabinovia si farà e non sarà pagata dai triestini...andrà avanti: troppo importante per rinunciarvi". Lo stesso tipo di atteggiamento  lo ritroviamo, purtroppo, nell'altra vicenda, fondamentale, che sta riempiendo le cronache cittadine nelle ultime settimane. Stiamo parlando del project financing per la riqualificazione del Porto Vecchio. Anche in questo caso, che ha a che fare con il futuro della città per i prossimi decenni, l'atteggiamento, presuntuoso, è quello di chi, a prescindere, ha fatto la scelta migliore per la città e, sia pure chiedendo formalmente il contributo dell'opposizione, di fatto rifiuta ogni confronto, anche quello pubblico richiesto reiteratamente da voci qualificate come quella di Federico Pacorini. Ora che si sta approssimando l'approdo in Consiglio comunale della delibera che dovrà approvare il project i toni si stanno facendo sempre più accesi e se il velo della presunta segretezza degli atti pare caduto (quanto meno verso i consiglieri comunali che dovranno valutare la delibera) partono degli attacchi di inusitata durezza verso chi cerca di capirci qualcosa, facendosi aiutare per interpretare le centinaia di pagine che sono state, alla fine, fornite.  Per chi non ci avesse fatto caso, stiamo parlando dello scambio al vetriolo tra il consigliere Russo (ancora lui!) e l'assessore al Porto Vecchio Bertoli che così apostrofa il malcapitato consigliere di opposizione "se serviva una controprova, è arrivata nella seduta" indicando come il dibattito abbia "chiaramente evidenziato..chi sono i soggetti politici che nella... purtroppo non morta logica del "no se pol", lavorano solo contro gli interessi della città..nonostante l'apertura fino a oggi dimostrata per costruire assieme il futuro di Trieste..." Per chiudere poi in bellezza il suo ragionamento "prendo atto che un rappresentante dell'istituzione candidamente confessa di avvalersi di "tecnici nostri" che evidentemente lo stanno aiutando nella valutazione di documenti progettuali che, come la normativa stabilisce, sono riservati esclusivamente ai consiglieri. Spiace constatare che uomini delle istituzioni, nella esasperata ricerca di bloccare qualunque idea di sviluppo della città, si ritengono superiori alle normative in vigore".
La tirata assessorile è decisamente lunga ed impegnativa ma, a nostro modesto avviso, completamente fuori luogo. Se un consigliere (e meno male che c'è) vuole approfondire il tema facendosi aiutare da chi materialmente ha steso gli elaborati progettuali, che male c'è?  Cosa c'è da nascondere? In altre epoche, neanche troppo lontane, si sarebbero chiamati i progettisti a rispondere alle domande dei consiglieri in Commissione: dov'è il problema? Qui tutto deve per forza rimanere oscuro e meno se ne sa, è meglio è per tutti!  Scusate, ma questa è una logica che non condividiamo, soprattutto in una partita così importante come quella di Porto Vecchio. Ancora. C'è qualcuno che ha intenzione di rispondere ad alcune domande basilari su questa proposta di finanza di progetto? Dove si annida l'interesse pubblico in una proposta che per larga parte pare essere più che altro una mera operazione di "valorizzazione" immobiliare?  Quali sono i termini del Piano economico finanziario che costituisce l'elemento fondamentale per sostenere la fattibilità dell'iniziativa? Da ultimo, quali sono le garanzie ed i poteri che l'ente pubblico si riserva per assicurare la corretta realizzazione e gestione dell'opera nella più ampia tutela dell'interesse pubblico sotteso?
Come per altri quesiti che abbiamo posto, attendiamo con ansia e con grande attenzione le risposte che ci verranno fornite. E, sia detto per inciso, i temi posti non sono affatto ideologici, ma, con tutta evidenza, hanno  a che fare con quel rispetto delle regole e con il pieno perseguimento dell'interesse pubblico che dovrebbero sempre guidare l'agire delle pubbliche istituzioni.
 
Mauro Zinnanti