Quer pasticciaccio brutto de via Frausin, Emme Zeta: "Parte il cantiere ma il progetto dell'ex Pavan dov'è?
Ci scuserà Carlo Emilio Gadda se abbiamo preso in prestito, storpiandolo, il titolo del suo più famoso romanzo per descrivere la situazione, surreale, che si sta vivendo in via Frausin. Infatti, anche se pensavamo di averne già viste di cotte e crude, questa giunta municipale non finisce mai di sorprenderci!
In un brumoso sabato mattina di febbraio, rispondendo all’appello del comitato Insieme per San Giacomo, ci siamo recati anche noi in via Frausin, 7 (mi raccomando, correttore di bozze, via Frausin a Trieste, rione di San Giacomo!), per capire cosa stava succedendo dopo che, in rapida serie, prima sono stati collocati decine di cartelli di divieto di sosta (in una zona che, come noto, abbonda di parcheggi!), poi una recinzione metallica con appesi alcuni avvisi, rilasciati dal Comune di Udine (??), per l’occupazione di suolo pubblico all’intersezione tra via Crispi e Largo Ospedale, 9 (???) per lavori di rifunzionalizzazione e adeguamento dell’ex scuola Ronaldo Stringher da destinare a sede degli uffici della Procura della Repubblica Misura 5 C2 Inv.2.1 PNRR (????) ed, infine, sono apparsi i primi mezzi d’opera, della ditta CP Costruzioni S.r.L., che hanno avviato alcune preliminari operazioni di sbancamento delle edificazioni presenti nel sito. Cercavamo lumi, come detto, ma ciò che abbiamo trovato e ciò che ci è stato riferito dai presenti è davvero qualcosa di incredibile, di straniante, tant’è che ci è sembrato di trovarci, per caso, su una scena di “Scherzi a parte”! Iniziamo dalle considerazioni più semplici.
Dopo che in rione si era sparsa la voce di questo incredibile “svarione” comunale che ci ha trasferito, armi e bagagli, dai nostri fratelli friulani, ecco che, fermi restando gli avvisi sopracitati, è all’improvviso apparsa una “Ordinanza temporanea in linea di viabilità n. 106-24” che “abbinata alla concessione per l’occupazione di suolo pubblico”, ovvero quella che fa riferimento alla location udinese, ordina tutta una serie di provvedimenti in linea di viabilità al fine “di assicurare l’attuazione di quanto richiesto”, ovvero i lavori di “demolizione e nuova costruzione della palestra “Luigi Frausin” affidati (ma guarda che sorpresa!) alla CP Costruzioni S.r.L di Trieste. Tanto per essere precisi, l’atto, a firma del Direttore del Servizio Mobilità e Traffico dott. arch. Andrea de Walderstein, porta la scadenza del 31.1.2026, cioè un termine utile per rispettare la ristretta tempistica imposta per l’ultimazione di tutti gli interventi finanziati con i fondi del PNRR. Tutto chiaro, allora? Non proprio e per una nutrita serie di motivi. Il primo, banalissimo.
Se è evidente che la CP Costruzioni nella necessità di aprire quanto prima il cantiere della nuova palestra Frausin, ha riciclato, maldestramente, un’autorizzazione per l’occupazione di suolo pubblico rilasciata da un altro ente (il Comune di Udine), per tutt’altra location e per un intervento di tutt’altra natura, è altrettanto chiaro che la struttura amministrativa del Comune di Trieste (messa sull’avviso dai rumors apparsi anche sui social), avrebbe avuto tutto il tempo per rimediare alla pessima figura (NdR: e non l’ha ancora fatto alla data in cui scriviamo queste note!). Il che denota, una volta ancora, una trasandatezza e una leggerezza nel curare il bene pubblico che ci fa capire la condizione di sofferenza e disagio vissuta da tempo negli uffici comunali.
Ma non finisce qui. Come prevedono precise normative in materia di opere pubbliche, a maggior ragione se finanziate o cofinanziate con fondi europei, occorre apporre sul sito una apposita cartellonistica contenente tutta una serie di informazioni che consentano al cittadino di farsi una precisa idea dell’opera che si va a realizzare: Il suo costo, le fonti di finanziamento, gli atti approvativi del progetto, l’impresa esecutrice, l’eventuale impresa subappaltatrice, i nominativi dei vari professionisti impegnati nell’opera (progettista, direttore dei lavori Rup ecc. ecc) ed, infine, termine di inizio, durata e fine lavori.
Ebbene, di tutto questo, nell’ampia recinzione che delimita l’area, non c’è traccia !! Come mai? Approfittando dell’occasione, l’abbiamo chiesto in giro e la risposta, disarmante, è venuta fuori da alcuni consiglieri comunali d’opposizione presenti all’incontro (in particolare, Laterza di Adesso Trieste). In sintesi, la cartellonistica non c’è, perché manca ogni presupposto per dare qualunque completa informazione alla cittadinanza: infatti non c’è ancora un progetto definitivo e, quello che è davvero allucinante, risulterebbe appena affidato l’incarico professionale per redigere la variante urbanistica che contempla la nuova palestra. Quando l’abbiamo saputo, siamo rimasti basiti. Altrochè tradizione asburgica, qui siamo di fronte ad una giunta che, letteralmente, si inventa ogni giorno una procedura “particolare” con un duplice fine: bypassare ogni forma di coinvolgimento dei cittadini con le loro richieste e con le loro esigenze e “spingere” a più non posso per far vedere quanto si è bravi a spendere i fondi europei. Davvero preoccupante questa deriva e davvero triste la sorte di quei rioni che, come San Giacomo, reclamano da tempo luoghi verdi e di socializzazione e si vedono capitare, tra capo e collo, nuove colate di cemento destinate, probabilmente, a soddisfare le esigenze di un unico interlocutore (ogni riferimento ad una società di danza artistica che ha sede in zona non è puramente casuale!).
Detto questo, cosa resta da fare? Molto, come è stato detto chiaramente nell’occasione dell’incontro di sabato scorso. Innanzitutto, vanno richieste e sfruttate tutte le occasioni di confronto, ovvero le audizioni di assessori e dirigenti comunali che saranno chiamati nelle prossime settimane ad illustrare l’iter, come detto, davvero “singolare” di questo intervento sia a livello circoscrizionale che in sede di audizione (richiesta e per ora rimandata) nella competente commissione consiliare: un presidio numeroso e “rumoroso” è doveroso in questi frangenti!
Secondariamente va smentita, pubblicamente e in tutte le sedi, la narrazione comunale di un Pavan in totale abbandono da più di vent’anni: all’insegna della nota prassi in auge a Palazzo Cheba per cui la mano destra molto spesso non sa quello che fa la sinistra, va ricordato che con delibera a firma Lodi (ma è un caso di omonimia o è lo stesso assessore ai lavori pubblici che si dovrebbe occupare della nuova palestra??) risalente al 2022 (mica un secolo fa!!) era stata rinnovata la concessione dell’area al circolo Auser e all’Istituto comprensivo di San Giacomo (che comprende le scuole con lingua di insegnamento sloveno dalla materna alla media) per consentire al primo l’organizzazione di eventi ed incontri ed al secondo l’utilizzo del giardino a tutto beneficio della salute e dell’attività fisica dei ragazzi, del tutto privi di un’area simile nella propria sede scolastica.
Alla luce di questa considerazione, vanno reiterate le richieste (rimaste sinora del tutto inascoltate!) avanzate, all’insegna di un lucido buon senso, dal comitato Insieme per San Giacomo e dalla rete Campo Libero. Eccole, così come “declamate” in occasione dell’incontro degli scorsi giorni dal portavoce Matteo Antonante: “Uno, vogliamo che il Comune eviti a tutti costi l’abbattimento degli alberi secolari, anche se si dovesse giungere alla costruzione della palestra. Due, vogliamo che non si demolisca il giardino impiegato dalle scuole e dall’asilo. Tre, l’eventuale palestra andrà data in concessione gratuita alle scuole. Quattro, altrettanto vale per le associazioni no profit che si occupano di anziani e giovani. Cinque, si eviti di impattare su viabilità e disponibilità di parcheggi”.
Sin qui le chiare parole del comitato, cui va aggiunta l’altrettanto decisa presa di posizione dei genitori dell’Istituto comprensivo di San Giacomo che hanno in paralle
lo avviato una petizione proprio per chiedere al Comune precise garanzie in merito al mantenimento del giardino e all’utilizzo della futura palestra. Quindi le richieste sono chiare mentre non lo è, nonostante le recenti e scarne dichiarazioni rilasciate in proposito dall’assessore Lodi, lo stato della procedura che, a fronte di attività di cantiere, per quanto propedeutiche, già avviate (quali la bonifica bellica o le indagini archeologiche) sconta, ancora, una progettazione definitiva non ancora conclusa ed una variante urbanistica tutta ancora da redigere.
E dunque? E dunque staremo a vedere come andrà a finire questa incredibile vicenda ma, come si suol dire, visto che le carte stanno, quasi, a zero, a nostro modesto avviso c’è ancora tutto il tempo per ricercare e trovare le migliori soluzioni che vengano incontro sia alle legittime richieste dei cittadini sia alle esigenze di nuovi spazi manifestate dalla nota società di ginnastica artistica che ha sede in via Vespucci. In una parola, l’esito della partita è ancora incerto, ma noi abbiamo già deciso, comunque vada a finire, da che parte stare!
Emme Zeta