Disastri del Silos e di Barcola, Emme Zeta: "Classe dirigente arrogante, si guardi a Muggia"
Dubbi, parecchi dubbi s’accavallano negli animi inquieti dei triestini sempre attenti all’approssimarsi della bella stagione e di quelli che dell’accoglienza, sul campo, hanno fatto il proprio credo. Non sembri azzardato il confronto che intendiamo intavolare tra la situazione dei migranti al Silos (di suo incommentabile) e quella, altrettanto disastrata, della riviera barcolana (anche se, lo sappiamo bene, per ragioni completamente diverse). Infatti, in entrambi i casi, vince, come dire, l’incuria e l’improvvisazione di una classe dirigente che, soltanto al 93’ minuto, mostra di farsi carico dei problemi ma con una prosopopea ed una arroganza che ha pochi uguali nelle lande giuliane.
Partiamo dal Silos. Dopo che molteplici servizi televisivi e giornalistici, sopralluoghi dei consiglieri comunali d’opposizione, petizioni al capo dello Stato (e chi più ne ha più ne metta) non hanno smesso di denunciare, invano, l’allucinante e degradante condizione in cui centinaia di migranti (per lo più richiedenti asilo) sono stati costretti a sopravvivere a causa della totale inerzia delle istituzioni, ecco che l’approssimarsi di importanti eventi in città (ad aprile, la laurea honoris causa al Presidente Mattarella, in giugno il G7 dei Ministri dell’Istruzione ed in luglio, infine, la visita del Papa) è riuscito, finalmente, a smuovere la posizione di totale chiusura del Sindaco Dipiazza e della sua Giunta. Infatti, nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza dell’11 marzo scorso, come riferito in Parlamento dal ministro dell’Interno Piantedosi “è stata valutata dal sindaco di Trieste la possibilità di adottare un’ordinanza di sgombero e perfezionare la concessione del campo scout di Prosecco (Campo Sacro) al fine di attrezzarlo per l’accoglienza dei migranti ... la situazione dell’ex Silos è in costante attenzione della Prefettura di Trieste che ha acquisito la disponibilità della proprietà a interventi di messa in sicurezza in vista della compravendita della struttura a giugno”.
Il riferimento al mese di giugno per la definizione dell’operazione non pare assolutamente casuale alla luce degli importanti appuntamenti estivi soprarichiamati. Naturalmente, il ministro Piantedosi non ha mancato di citare quale corollario indispensabile a questa decisione la messa in atto “ di una strategia di alleggerimento”, ovvero, traduciamo noi, una costante operazione di redistribuzione dei migranti provenienti dalla rotta balcanica nelle altre regioni italiane per evitare il sovraccarico ora del Silos ed un domani di Campo Sacro. Tutto bene dunque? Non proprio e ciò alla luce di alcune importanti considerazioni. La prima . C’è voluta la “minaccia” della visita papale (e dei suoi consueti fuoriprogramma che facilmente avrebbero portato il Santo Padre da Piazza Unità al Silos) per smuovere un Sindaco sino a ieri assolutamente irremovibile a fare alcunché per questi poveri disgraziati “io per loro non intendo fare nulla”. Ma davvero, Dipiazza, per scendere a più miti consigli, ha bisogno di un evento “soprannaturale”? A quale livello di “autostima” è arrivato il nostro Borgomastro? Seconda considerazione: siamo davvero sicuri che la scelta di Campo Sacro sia la migliore e perseguibile nei tempi necessari? Altri e più autorevoli commentatori, a partire dal monsignor Ettore Malnati, l’hanno già rilevato, con argomentazioni che ci paiono piuttosto convincenti. Una prima obiezione è quella esposta, in maniera pacata e civile, dagli attuali ospiti del sito, ovvero gli scout che per bocca del consigliere di Punto Franco Altin fanno rispettosamente presente che, a fronte di un problema diventato anche mediaticamente insostenibile, le forze politiche fanno la mossa più semplice “prendersela con chi ha meno possibilità di difendersi, sottraendo agli scout l’unica struttura di accoglienza e di attività educativa all’aperto dell’intera provincia”. La seconda obiezione riguarda la necessaria predisposizione (a partire dall’illuminazione oggi praticamente assente) di una serie di misure di sicurezza che consentano di garantire l’incolumità dei migranti con conseguente previsione di costi e tempi oggi non quantificabili. C’è una alternativa percorribile a questa scelta “calata dall’alto” ? Certo che c’è. Era stata individuata a suo tempo proprio da Dipiazza ( e poi rinnegata, a causa di opposizioni interne al suo esecutivo): a due passi dal Silos c’è la struttura che ospitava il mercato di via Flavio Gioia e che, con alcuni minimi interventi di adeguamento, potrebbe, nel giro di un paio di settimane, massimo un mese, offrire una degna sistemazione ai migranti in transito. Visti i precedenti, ci auguriamo che Mattarella o Papa Francesco vengano adeguatamene allertati sul tema. Magari se una voce dall’alto, opportunamente istruita, imbeccasse il Sindaco, forse ci sarebbe qualche speranza d’ascolto, altrimenti, caro Dipiazza, non vorremmo trovarci nei tuoi panni quando il Pontefice sarà indotto, suo malgrado, a fare una visita ai “migranti del Silos” perché, salvo miracoli, appunto, difficilmente costoro si sposteranno a Campo Sacro in tempo utile per evitare il patatrac.
E c’è l’altra questione sulla quale, come accennato, questa Giunta si gioca l’ultima fetta di credibilità rimasta. E non paiano le nostre parole troppo dure a fronte dell’incredibile serie di “incompiute” che l’attuale esecutivo municipale ha finora inanellato. Ogni riferimento all’Acquamarina, al ponte sul canale , all’ex Fiera o all’infinita saga del tram di Opicina non è puramente casuale. Ora, il puntuale riferimento è al rifacimento della riviera barcolana , pesantemente danneggiata dalle mareggiate dello scorso autunno e che, dopo mesi di quasi totale inerzia, all’approssimarsi della bella stagione, vede un ”fervore” di cantieri ed operai che però, già di primo acchito, paiono fuori tempo massimo rispetto all’ambizioso obiettivo di assicurare un ordinato godimento della stagione estiva ai più assidui frequentatori della riviera più amata dai triestini. Sulla base di un recente reportage apparso sulla stampa quotidiana, risulta una situazione parecchio variegata, assolutamente in divenire, nei tre chilometri che separano la pineta di Barcola dal Bivio di Miramare. Partendo dalla Pineta, se la rimessa in pristino del porfido sta procedendo a tappe forzate e a breve partiranno i lavori in Pineta (anche grazie ai finanziamenti della Fondazione CrTrieste), in altre zone, porticciolo del Cedas a parte, la situazione appare ancora drammatica con molte aree transennate, pietre divelte, zone interdette, a partire dai Topolini, completamente interdetti alla pubblica fruizione e per i quali i tempi per la riqualificazione impegneranno, probabilmente, l’intera stagione estiva. Proseguendo nella descrizione dei luoghi, l’area che va dall’ex California al Bivio appare tra le più danneggiate con pietre sollevate, aree transennate e lavori in corso. Gli unici che hanno ripreso a lavorare sono, oltre al Pane Quotidiano (con alcune opere ancora da completare), alcuni chioschi tradizionali i cui titolari però, al di là di singole dichiarazioni di stima per l’assessore Babuder (barcolano doc NdR), non possono che, amaramente, concludere “speriamo che i lavori si concludano entro l’estate, ma dubitiamo. Perché c’è molto da fare..” Che dire? Toccate tutto ai triestini ma non lo stadio Rocco o la Riviera barcolana! Pur con tutte le cautele del caso a fronte, senza dubbio, di danni rilevanti ed estesi, certe “sparate” di qualche mese fa’, appaiono a oggi del tutto fuori luogo, come appare finita la dose di “tolleranza” del cittadino comune che quest’estate non saprà davvero dove cercare un po’ di refrigerio e dovrà ringraziare, una volta di più, l’inquilino di Palazzo Cheba per un’estate “vista cantiere”, di cui, francamente, non c’era proprio alcun bisogno! Nessuno pretendeva e pretende miracoli, ma una attenta programmazione degli interventi (a partire da una costante sollecitazione verso la protezione civile regionale) forse poteva essere posta tempestivamente in campo, come, ad esempio, ha fatto il dirimpettaio muggesano. Ci pare, francamente, di non avere visto nulla, o quasi, di tutto ciò!
Emme Zeta